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Italia: tutto da ridere


Nel corso della cerimonia d’apertura dei Giochi Olimpici di Pechino, durante la sfilata nello stadio, su uno dei tricolori che gli atleti della squadra azzurra sventolavano era visibile, vergata in nero col pennarello, la scritta: “Da Jesi a Frascati e Trieste vi conceremo per le feste”.
L’episodio deve aver divertito la platea italiana, a giudicare dai commenti dei giornali della Penisola. Per il “Corriere della Sera” la scritta era “un augurio ben augurante”, che gli addetti cinesi alle riprese televisive hanno invece prontamente oscurato temendo che si trattasse di una scritta pro-Tibet. E i cinesi hanno dovuto fornire delle spiegazioni, dopo il rimprovero mosso loro dagli italiani di aver censurato un simpatico messaggio goliardico che non aveva nulla di politico.
Che un atleta possa imbrattare la bandiera, simbolo della Patria, con una scritta ridicola, e farla sventolare, con la connivenza dei suoi compagni di squadra, davanti ad una platea di qualche miliardo di persone, la dice lunga sulla sensibilità nazionale degli abitanti del Belpaese ; terra che ha dato i natali ad Arlecchino e Pulcinella, e dove tutto sembra ormai diventato un’opera buffa, con un Bossi che fa il noto gesto del vaff... all’americana nei confronti dell’inno nazionale, e con un primo ministro – duole dirlo – che troppo spesso si comporta come il personaggio di una “commedia all’italiana”, e che in una seduta fotografica con i capi di Stato dell’Unione Europea ha persino fatto il gesto delle corna all’obiettivo.
“Italia che conta poco, Italia da barzelletta. È questa l’immagine che milioni di americani hanno ricevuto venerdì sera nel guardare la cerimonia d'apertura dei Giochi di Pechino, trasmessa durante il prime time dalla NBC”, si è potuto leggere nell’articolo dell’inviato del “Corriere della Sera” da New York, Alessandra Farkas, sotto il titolo “Schiaffo a Berlusconi dalla NBC
” e il sottotitolo “È troppo anziano per andare a Pechino”. I commentatori della NBC, al passaggio della squadra olimpica italiana – secondo Farkas – avrebbero sghignazzato in onda, prendendo in giro Berlusconi.” E ancora: “ Il tono da sfottò nei confronti del leader italiano era in netto contrasto con quello, serio e rispettoso, riservato agli altri leader presenti sul palco dei Vip – dal presidente francese Sarkozy a quello americano George W. Bush. Ma lo schiaffo in faccia all’Italia non ha risparmiato neppure gli atleti italiani, che sono stati mostrati per pochi secondi, alla stregua delle mini-delegazioni di paesi in via di sviluppo come Mali e Gabon, e al contrario di quelle di altri paesi europei quali Spagna, Germania, Inghilterra e Francia, cui Lauer e Costas hanno dedicato dettagliati ritratti, in elogio ai passati record dei loro atleti. Perché questo doppio binario? Perché umiliare così l’Italia? Che cosa hanno pensato milioni di italo-americani che hanno seguito la cerimonia da casa?”
Forse io conosco il perché di questo “doppio binario” e di questo voler “umiliare l’Italia”. L’antropologo Clotaire Rapaille, in “Culture Code”, libro dedicato al carattere dei popoli, osserva: “The Italians believe that life is a comedy rather than a tragedy and that one should laugh whenever possible.” Ma a ridere e a deridere troppo e in maniera sgangherata, come fanno tanti in Italia, politici in testa, si corre il rischio che siano poi gli altri a non prenderci sul serio e a ridere di noi. E quando si vive all’estero le risate arrivano alle nostre orecchie da molto vicino e fanno ancora più male.
Claudio Antonelli
Montreal (Canada)

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