Translate

Editoriale: Race War, Guerra Razziale e Elezioni Presidenziali

Se si ascoltano le centinaia di radio di destra, si leggono i giornali conservativi, si segue Fox News, ci si rende conto che questa campagna presidenziale e' una guerra razziale.
  • Una guerra civile iniziata nel 1861 e finita nel 1865 con 625mila morti, una ferita difficile da digerire anche per una nazione continente come l'America, autentica pentola in continua ebollizione dove tutto cambia velocemente.
  • Sara' molto difficile che Obama riesca a vincere sullo sbiadito McCain, copia carbone di George W. Bush quanto a programmi, nonostante il tentativo di dissociazione.
  • Cosi' come sarebbe stato impossibile per una donna come la Clinton aspirare alla candidatura presidenziale, non solo perche' oberata dalla scomoda presenza del marito, ma proprio perche' donna. Quanto alla Palin, il modo come viene presentata dai repubblicani fa pensare che siano piu' le connotazioni maschili che quelle femminili che possono fare il suo gioco di immagine. A cominciare dalla sua dichiarata passione per la caccia grossa ed il suo rinomato modo di gestire la cosa pubblica guardando piu' all'interesse personale che a quello collettivo. Fatto questo che le ha da tempo coniato il soprannome di 'barracuda' che nello slang americano e' sinonimo ammirato di intraprendenza maschia piuttosto che femminile.
  • Negli slums di LA o di Filadelfia ogni giorno si ingaggiano battaglie a fuoco tra gangs di neri e ispanici per il controllo della droga su intere aree alle quali imporre il pizzo. Questa e' una guerra razziale combattuta con 'minime' di cronaca sui giornali in ogni grande citta' americana.
  • Sono molti i democratici che incontriamo che si dichiarano perplessi nel votare Barack Obama giustificandosi con la sua mancata esperienza. Una solenne menzogna: in effetti hanno paura a votare un nero.
  • E del resto chi scrive abita nella Capitale degli Stati Uniti dove il 70% della popolazione e' AfricanAmerican.
  • Ma al di la' delle frequentazioni obbligate nei posti di lavoro, alla cinque del pomeriggio ognuno ritorna nella sua riserva indiana: i neri con i neri (ed anche se hanno soldi e' bene che se ne stiano nei loro quartieri a sud est e non vengano ad acquistare ville nel nord ovest della citta' popolato da bianchi affluenti); gi asiatici con gli asiatici (divisi drasticamente per nazionalita' di origine); i bianchi con i bianchi (ed anche loro rinserrati nelle loro caste professionali e nazionali. Basti pensare agli italiani che si ritrovano quasi sempre con altri italiani).
  • Percio' dire che l'America e' pronta al cambiamento e' una affermazione priva di contenuti storici e reali: l'America e' smarrita di fronte alla eventualita' che un nero vada alla Casa Bianca anche se solo i fanatici della supremazia bianca osano dichiararlo.
Ed anche questa e' America.
Oscar Bartoli
Washington DC

No comments:

Post a Comment