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Lettera aperta al Presidente Obama


Gentile Signor Presidente:

Sono bastati due storms per mettere fuori uso decine di migliaia di collegamenti telefonici, Internet e televisivi nella Capitale. E questo perché, forse Lei non lo sa, le imprese che distribuiscono l’ energia elettrica, il telefono e la televisione preferiscono far passare decine di cavi sopra le nostre teste, sospesi a pali di legno. Succede che quando il vento è robusto e la pioggia molto insistente gli alberi di Washington (che hanno radici orizzontali perché la falda acquifera è molto vicina alla superficie e perciò non devono scendere in profondità), insomma: questi alberi cadono facilmente trascinando con sé i pali e relativi cavi. Tenga presente che i trasformatori ad olio dell’energia elettrica sono montati in alto su pali. Nei mesi invernali il gelo si accumula sui rami. Ed anche in questo caso gli alberi cadono sui cavi e centinaia di migliaia di cittadini sono costretti a sopportare inauditi disagi per il freddo a causa della mancanza di energia elettrica con la quale riscaldare le case. E le cronache dei giornali ripubblicano sempre lo stesso articolo.

Caro Signor Presidente vorrei farLe presente che ogni villaggio in Italia ha i cavi installati in trincea. Questa è la foto del reticolo che si snoda nella mia strada in una delle zone più selezionate di Washington.

Lei potrà dire: si rivolga al suo sindaco. L’ho fatto altre volte e mi sono rivolto anche al cronista del Post che in genere tratta questi argomenti. La risposta (piuttosto variegata e in qualche caso risentita) è stata che pali e cavi sono un sistema per consentire di riparare in breve tempo i guasti. Tesi illogica perché i guasti non si verificherebbero se la distribuzione di telefono, televisione e Internet fosse assicurata propriamente in trincea.

Dato che Lei, Signor Presidente, abita ora nella Capitale penso che questa segnalazione potrebbe esserLe utile per valutare quanto, anche in questo settore, gli Stati Uniti siano rimasti indietro di decine di anni rispetto al resto d’Europa.

Mi rendo conto che Lei deve confrontarsi in questo momento con ben altri problemi. Ma, se qualcuno dei suoi collaboratori, avrà la sensibilità di prospettarLe questo problema, Lei sicuramente si renderà conto che forzare le aziende del settore ad ammodernare le proprie strutture distributive, può consentire di evitare a centinaia di migliaia di cittadini forti e ripetuti disagi, pericoli per la propria salute e nello stesso tempo offrire la possibilità di impiegare migliaia di risorse umane.

Grazie per quello che sta facendo.

Mi creda con viva stima

Oscar Bartoli

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Dear Oscar

Well done.

I am from Britain and it always strikes me, and my European visitors to Washington, that we are in a third world country in the DC area, with the unsightly as well as exposed and vulnerable swathes of cable. Generally in England, and certainly in towns, the sight of exposed cables would not be acceptable. As you say, the exposed position makes them more liable to damage. In fact as a project developer in the third world I do use pole transformers when taking power to remote or underdeveloped areas. I do not know of many countries where this would be accepted in cities for new developments.

Strangely , still here in USA, in my local development there is not a cable in sight. The reality is that if there is a will, or a planning code, then cables will be underground.

Keep writing!

Sincerely

David Stiggers

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Dear Mr. Bartoli,

We agree wholehearedly with your letter and are grateful to you for taking the initiative to involve President Obama in this important issue. The infrastructure in this country is indeed twenty or more years behind Europe. Is it arrogance that America does not want to recognize this?

Perhaps you could start an Internet campaign -- you can reach out to many of your correspondents -- and we shall be happy to assist you with whatever is needed.

Many thanks,

Nicholas and Irene Vaslef



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