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Carlo Botta a Washington

Chi conosce Carlo Giuseppe Guglielmo Botta in Italia? A parte alcune strade intitolate e il nome a qualche liceo, di questo precursore del Risorgimento italiano poco si parla.

Ci ha pensato l'Istituto italiano di cultura di Washington a rinverdire l'immagine di questo grande italiano con un evento organizzato presso l'auditorium dell'Ambasciata.

A illustrare la figura di questo scrittore e la sua opera monumentale, "Storia dells Guerra di Indipendenza degli Stati Uniti" pubblicata nel 1809, due secoli fa, hanno concorso gli interventi del professor Ugo Cardinale, direttore del liceo classico statale e internazionale "Carlo Botta" e docente presso l'Universita' di Trieste, il professor Luca Codignola, direttore dell'Istituto di Storia dell'Europa Mediterranea del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), e docente all'Università di Genova, il Dr. Maurice Jackson, Associate Professor del Department of History della Georgetown University, introdotti dal Dr. Giacinto Marra, instancabile segretario generale della fondazione Rubbettino.


Dagli interventi e' emersa la figura di Carlo Botta, laureatosi in medicina a vent'anni, imprigionato in Piemonte per un anno e fuggito poi in Francia dove, dopo alterne vicende, si arruolo' come chirurgo nell'esercito francese guidato da Napoleone Bonaparte, partecipando alle spedizioni contro Venezia e piu' tardi a Corfu'. Fervente ammiratore di Napoleone , piu' tardi comincio' a cambiare idea quando si rese conto che si era instaurata una dittatura. La sua "Storia della rivoluzione americana" voleva essere un esempio di perfetta gestione di una rivoluzione.

Carlo Botta e' stato accusato di avere scritto un'opera di eccessivo purismo liguistico.

Stabilitosi definitivamente in Francia per non correre il rischio di essere perseguitato in Piemonte per le sue giovanili esuberanze rivoluzionarie, continuo' la sua intensa attivita' letteraria e pubblico' il lavoro che gli ha dato grande conoscenza: la "Storia d'Italia dal 1789 al 1814".

Mori' povero in canna dopo avere dato migliaia delle sue pagine a un droghiere perche' vi avvolgesse pesci e spezie.

La sua "Storia della Rvoluzione degli Stati Uniti" fu tradotta in francese e poi in inglese.

Thomas Jefferson in una lettera a John Adams il 5 maggio del 1817 scrisse: "Sto leggendo la storia della nostra rivoluzione scritta da Botta."

E continua dicendo che il Botta ha adottato la vecchia pratica di mettere in bocca ai personaggi dei discorsi che mai hanno pronunciato, attribuendo motivazioni delle loro azioni che mai hanno avuto. (Un vecchio vizio italiano al quale si abbandonano molti giornalisti di oggi).

"Ma, conclude Jefferson ha dato a quella storia molti dettagli, precisione e verosimiglianza , meglio di ogni altro scrittore nel quale mi sono imbattuto."






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