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Abolire le attivita' che funzionano!!!

Riceviamo e volentieri pubblichiamo
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CONTRO LA BOZZA D.Lgs. del 29/10/09

Il rapporto continuo tra monitoraggio e ricerca è condizione essenziale per la comprensione del fenomeno terremoto.

Un decreto legge, non ancora approvato, trasferirebbe alla Protezione Civile l’attività di monitoraggio del rischio sismico, le funzioni di sorveglianza sismica del territorio nazionale e di coordinamento delle reti sismiche, fino a oggi di competenza dell’INGV. Il personale che verrebbe coinvolto nell’esodo sarebbe più della metà di quello attualmente in servizio.

Storicamente l’INGV è stato organizzato fin dall’inizio in modo tale che la ricerca scientifica fosse alimentata dai dati di monitoraggio geofisico: terremoti e fenomeni collegati, come avviene in tutto il Mondo.

Non può esistere progresso nell’ area scientifica e in campo sismologico se quotidianamente non si tengono sotto controllo e si studiano i movimenti della terra, piccoli e grandi.

Questo principio fu ben chiaro dalla fondazione dell’Ente nel 1936 voluta da Marconi, fu ribadito dopo la tragedia nel 1980 ad opera di Zamberletti, e confermato alla nascita dell’INGV nel 2000.

A partire dal 2001 l’INGV è divenuto negli anni uno dei maggiori Istituto di Ricerca nel Mondo.

Il connubio tra ricerca scientifica e monitoraggio è una condizione irrinunciabile per lo sviluppo efficace dei sistemi di rilevazione dei fenomeni fisici (terremoti per esempio) e per l’avanzamento della conoscenza sui processi che avvengono all’interno della Terra. Una rete di osservazione (es. sismica, geodetica, …) ha bisogno di essere continuamente controllata e migliorata, così come i dati prodotti devono essere continuamente validati ed utilizzati dai ricercatori. Senza questo continuo feed-back non può esserci progresso scientifico né affidabilità del sistema stesso di rilevamento.

Questo vale per i terremoti ma è valido per qualunque laboratorio di ricerca: la rete sismologica nazionale, le reti regionali e locali che l’INGV per statuto deve coordinare e armonizzare, non sono altro che degli enormi laboratori naturali, che in pochi anni ci hanno permesso di capire moltissimo su cosa accade sotto i nostri piedi, e che potranno in futuro portarci a capire ancora di più il fenomeno del terremoto e a fare previsioni quantitative sugli eventi sismici.

Separare i ricercatori che usano i dati delle reti per studiare i terremoti e l’interno della Terra (guidandone lo sviluppo tecnologico, controllando la qualità dei dati, sviluppando nuovi algoritmi) dalle reti stesse (e dai tecnologi e tecnici che le realizzano, le fanno funzionare, le migliorano) sarebbe come separare un chirurgo dai bisturi, un pilota dai meccanici, un avvocato dal Codice Civile.

I dirigenti dell’INGV sottolineano che la realtà italiana nelle scienze della Terra viene spesso presa a modello in paesi stranieri proprio perché l’INGV, coagulando diverse tematiche all’interno di una singola istituzione, evita da un lato la dispersione di risorse economiche ed intellettuali, e dall’altra ne favorisce la sinergia.

Per maggiori informazioni:

ufficio stampa@ingv.it

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