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De Profundis per il giornalismo obiettivo

Ai turisti italiani che vengono a Washington consigliamo una visita al Newseum, il museo dell’informazione. È come andare nel museo di storia naturale a vedere i fossili dei dinosauri. E sono tanti, giornalisti, insegnanti, editori a domandarsi dove stia andando il giornalismo classico. Quello della carta stampata e dei notiziari televisivi. In America aumenta il numero di coloro che leggono un quotidiano su Internet, senza pagare. Secondo una indagine, l’80% degli americani non intende sborsare un cent per leggere una testata sulla Rete. Anche se il più potente tra gli editori globali, Rupert Murdoch, ha deciso di far pagare la consultazione del suo Times di Londra. Le televisioni via cavo si stanno facendo una guerra spietata a colpi di conduttori che, lasciata da parte l’obiettività giornalistica e la contrapposizione delle fonti, si insultano a vicenda, solerti sostenitori di schieramenti politici. Il giornalismo dalla parte del lettore o dello spettatore sta tramontando sommerso dalle migliaia di blogs ognuno dei quali non ha obblighi di verifica delle notizie messe in Internet. I media tradizionali perdono montagne di denaro, chiudono decine di redazioni, vedono assottigliarsi la pubblicità. La polarizzazione ha preso il posto dell’obiettività. Chi non è schierato non trova lavoro. Ed il colpo di grazia arriva dall’ ‘infotainment’ la informazione contenuta nelle trasmissioni di intrattenimento, spesso contaminata dalla pubblicità sommersa e dalle pubbliche relazioni. In questo panorama desolante svetta il ruolo della National Public Radio unico pilone di ormeggio di una informazione alla deriva.

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