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I successi dell'industria italiana del farmaco in America

“Istituzioni e Imprese insieme per la Salute e gli Investimenti”. Questo il titolo di un seminario organizzato nell’auditorium dell’Ambasciata italiana a Washington e voluto fortemente dallo stesso ambasciatore Giulio Maria Terzi di Sant’Agata che si è avvalso della collaborazione del suo giovane addetto scientifico Giulio Busulini.
Pubblico di eccezione in platea. Interventi di Sergio Pecorelli, presidente della Agenzia italiana per il Farmaco, Guido Rasi direttore generale AIFA, Thomas Longren, Executive Director European Medicine Agency, Murray Lumpkin,(Deputy Commissioner for International Programs della FDA).
Sergio Dompè, presidente di Farmindustria ha ‘tirato la volata’ a quattro rappresentanti di industrie italiane ed americane che hanno parlato dei loro successi scientifici e commerciali.
Diceva il grande Montanelli che il giornalista è colui che non conosce di che sta scrivendo ma deve spiegarlo ai suoi lettori. Ed è quello che è successo al vostro cronista quando si è trovato ad affrontare una materia complessa come quella dei rapporti tra industrie farmaceutiche tra le due sponde dell’Atlantico. Ma alla fine siamo forse riusciti ad arrivare a capire che l’evento in ambasciata non era la solita passerella fatta da imprenditori italiani o politici per avere un ritorno di immagine in Italia. L’industria farmaceutica italiana ha 67.500 addetti per il 90% laureati e diplomati. Altri 60mila operano nell’indotto. Sono più di seimila i ricercatori. Sono state effettuate 38 acquisizioni di imprese italiane all’estero dal 2000 con 220 insediamenti. Investiti 2.3 miliardi di euro in ricerca e produzione. L’impegno produttivo delle aziende italiane nel Nord America riguarda acquisizioni, siti produttivi e ricerca e sviluppo. Molto attiva la presenza commerciale, gli accordi e collaborazioni siglati negli ultimi anni in un paese, gli Stati Uniti, che rappresenta il quinto partner commerciale per la farmaceutica. A loro volta è consistente la presenza in Italia delle industrie americane del settore con 25 imprese, 15mila addetti, 350 milioni di euro in investimenti, distribuita in quasi tutte le regioni della Penisola.
Significativo quanto detto dal rappresentante inglese, Thomas Longren: “La globalizzazione è importante, ma dobbiamo essere più trasparenti”. E la chiusura dell’intervento del presidente di Farmindustria il quale, in ottimo inglese, ha ricordato che ”Non esiste una crisi, quanto un cambiamento di scenario. E noi dobbiamo ridurre i costi”.
È stato presentato il “Progetto Qualità e Sicurezza dei Farmaci” dell’ AIFA che, attraverso la realizzazione e implementazione di piattaforme informatiche per la simulazione di processi clinici, si propone di prevedere gli effetti dei farmaci, le eventuali reazioni avverse e i loro limiti di efficienza sull’uomo.
Il seminario, ‘blindato’ per evitare interventi a schiovere ci ha impedito di chiedere ai relatori perché negli USA un collirio contro il glaucoma costa più di 100dollari mentre in italia, stessa marca e quantità del prodotto, 25 Euro. Misteri della farmaceutica internazionale.

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