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Romano Prodi al Brookings Institute



Sala strapiena di giovani docenti universitari, studenti, esponenti del mondo politico, consulenti di passate e della presente Amministrazione.
Romano, come lo chiamano affettuosamente gli amici americani che gli si affollano intorno nel corridoio, arriva trascinando il suo carry on, abito scuro un po’ stazzonato.
Siede insieme a Paavo Lipponen, un omone di due metri, ex primo ministro della Finlandia e a Jeremy Shapiro, assistant secretary of state for Europe and Eurasia al Dipartimento di Stato. I tre panelisti sono presentati da Justin Vaisse, senior fellow in Foreign Policy at the Brookings Institution. Il finlandese Lipponen nel suo intervento gronda pessimismo sulla situazione internazionale e soprattutto sul problema Cina che, secondo lui dovrebbe essere ‘contenuta’ da una azione analoga a quella fatta da Kennedy nei confronti della Russia durante la Guerra Fredda. Jeremy Shapiro si limita a ripetere la solita litania dello State Department, schiacciato dall’attivismo internazionale del presidente Obama. Quanto a Prodi, del quale potete seguire l’intervento qui sopra,egli afferma che, purtroppo, per gli americani da qualche tempo l’Europa non è più sexy. Tutto l’interesse dell’America si concentra ormai sulla Cina. Eppure, dice Prodi, l’Europa ha il più grande GNP, le maggiori esportazioni industriali ed è un mercato di 400 milioni di persone. Anche problemi di estrema gravità come la bancarotta della Grecia e le attuali difficoltà di nazioni come la Spagna e l’Irlanda devono essere viste come una manifestazione di concreta capacità dell’Europa di risolvere i propri problemi, nonostante i ricorrenti conati di nazionalismo che emergono ogni tanto. Concludendo il suo intervento, Romano Prodi ha ricordato che Obama trascura in ogni suo discorso a livello internazionale di citare l’Europa. Anche se il giorno dopo nella sua sosta a Lisbona il presidente americano ha dovuto riconoscere l’importanza dei legami secolari che uniscono i due continenti tra una sponda e l’altra dell’Atlantico.

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