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Memorial Day


Giorni fa mi sono imbattuto nel DVD del film "Save Private Ryan" (salvate il soldato Ryan) e le immagini terrificanti della carneficina alla quale sono andati incontro decine di migliaia di militari Alleati, mi ha riportato alla visita fatta anni fa al cimitero di guerra di Saint Laurent sur mer in Normandia. Proprio da quel cimitero partono le prime immagini del film. Se il Lettore mi assolve per un sentimento personale, devo dire che in quella occasione, addentrandomi tra i 'filari' di piccole croci e stelle di David, soffermandomi a leggere quello che vi era scritto (ragazzi di venti anni catapultati sotto quel maledetto riff dal quale infuriava il fuoco della mitraglia tedesca) come italiano ho sentito il dovere di ringraziare quei soldati venuti da chissaddove a morire su quella costa. La mia liberta' e quella dei miei figli (che erano piccoli, allora) mi e' stata garantita da quelle centinaia di migliaia di soldati americani che sui vari teatri di guerra sono riusciti a sconfiggere il nazismo.
Oggi Washington e' strapiena di migliaia di veterani in motocicletta, venuti nella capitale per la parata ufficiale che viene ripetuta in ogni citta' grande o piccola d'America.
Ma, come ha scritto acutamente Bonnie St, John sul blog Huffington Post, i morti nelle guerre recenti (Iraq e Afghanistan) sono molto diminuiti rispetto a conflitti precedenti, grazie alla superiorita' delle tecniche adottate. Resta pero' il fatto che dal 2001 sono piu' di 500 mila i veterani rientrati negli Stati Uniti con lesioni cerebrali, post traumatic stress disorder e altre gravi ferite e amputazioni. Questi 'veterans' hanno scarsi aiuti dallo stato, si trovano a dovere dipendere dalle famiglie , molto spesso i matrimoni saltano e quelli che hanno ancora una mobilita' fisica spesso vanno ad ingrossare le fila dei senza casa che vivono sono i cartoni e dipendono dalle associazioni di volontariato.
Questo memorial deve essere dedicato non solo al ricordo dei tanti soldati americani morti in guerre che possono essere giudicate giuste o ingiuste a seconda dei punti di vista, ma anche ai sopravvissuti che sono in molti casi diventati dei morti viventi con un impatto tremendo non solo sulle loro persone ma anche sulla societa' in generale.
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Lascia che ti dica, caro amico, che posso capire come il fatto che tu viva negli States ti renda più sensibile al contributo dato da quel Paese ai processi di liberazione dell'Europa dalla tirannide nazi-fascista.
Ma non posso non ricordarti che un contributo vitale e di altissimo valore a quel processo fu offerto dalle armate alleate tutte. Nel ripensare la grande Storia, non possiamo cancellare con un colpo di spugna il significato dell'azione determinante condotta dai popoli organizzati sotto l'egida dell'armata Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche.
E soprattutto, poiché di processo di liberazione si trattò, non solo di scalzamento militare dalle postazioni territoriali, che quella libertà allora conquistata e di cui godiamo ancora, anche se in in misura non adeguata alle premesse storiche, e, bisogna dirlo, da non dare definitivamente per acquisita, fu guadagnata nel fitto della trama dell'organizzazione della vita civile dagli uomini e dalle donne delle Resistenze che in tutta Europa tennero desta la fiamma della giustizia, della libertà e dell'umano sentire.
Quanto all'ipocrita giustificazione dell'"acuto" St. John. è il caso di aggiungere, oltre alle tue sagge argomentazioni, che c'è poco da rallegrarsi delle superiorità tecniche sul piano militare.
E che le spese per gli armamenti, dirette verso più degni scopi, sarebbero sufficienti a garantire un tetto e cibo bastevole all'Umanità intera.
Vanificando il tal modo la sola condizione di base in grado di legittimare una guerra: l'ingiustizia e l'ineguale distribuzione delle risorse.
Il mio invito, dunque, è quello di aggiungere al ricordo di questo Memorial Day, oltre agli uomini cui facevi riferimento, i caduti di tutte, Tutte, le guerre.
Prova a trovarmene una che si possa dire giusta. 

ebbì. 

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