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Pali elettrici e uragani: povera America!



Un intero quartiere di ottanta case nel Queens (New York) è stato raso al suolo da un incendio innescato dalla caduta di cavi e trasformatori aerei ad olio. Lo storm Sandy con venti che raggiungevano e superavano i 100chilometri orari ha stroncato i pali su cui si innestavano i cavi della distribuzione di energia, oltre a quelli del telefono e della televisione. In altre località toccate dalla furia di Sandy sono stati gli alberi che precipitando a terra hanno falciato la rete di cavi appesa per aria. Washington è stata risparmiata dal disastro che invece ha colpito  altri stati. Ma anche a Washington decine di migliaia di cittadini sono rimasti senza energia elettrica per ore a causa dell’abbattimento della rete aerea di collegamenti elettrici e telefonici. Ogni volta che un temporale di medie dimensioni si abbatte sulla Capitale degli Stati Uniti, ogni volta che il ghiaccio accumulatosi sui rami li spezza facendoli precipitare insieme alle linee elettriche vicine, stuoli di cittadini si vedono privati di riscaldamento. Gli alimenti contenuti nei frigoriferi vanno a male. È impossibile cucinare a meno di avere dei fornelli a gas che sostituiscono quelli elettrici. Chi se lo può permettere compra un generatore a gas liquido o a benzina che non costa meno di diecimila dollari compresa l’installazione. Il simbolo dell’America rurale è il traliccio di legno che sostiene i cavi. Al punto che trovate questa icona sul vostro telefonino. Ma non è concepibile che in città come New York, e Washington DC, se si esclude una minima parte centrale, la distribuzione dell’energia elettrica avvenga ancora per via aerea. Nella vecchia Europa, ma citiamo pure la nostra Italia, non c’è villaggio che non sia attrezzato con trincee nelle quali sono posizionati i cavi elettrici e quelli telefonici. Dire che si tratta di una vergogna è dire poco. Gran parte della responsabilità di questo stato di cose ricade sulle autorità locali e federali che non vogliono disturbare il manovratore, ovvero le potenti imprese di distribuzione che piuttosto che impegnarsi nell’ammodernamento delle reti, preferiscono investire milioni di dollari in lobby per condizionare i membri del Parlamento.  
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Qualhce considerazione più documentata e più affidabile:

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Luigi Vittorio Ferraris

Romney e gli uragani

Dal New York Times
October 29, 2012

A Big Storm Requires Big Government


Most Americans have never heard of the National Response Coordination Center, but they’re lucky it exists on days of lethal winds and flood tides. The center is the war room of the Federal Emergency Management Agency, where officials gather to decide where rescuers should go, where drinking water should be shipped, and how to assist hospitals that have to evacuate.
Disaster coordination is one of the most vital functions of “big government,” which is why Mitt Romney wants to eliminate it. At a Republican primary debate last year, Mr. Romney was asked whether emergency management was a function that should be returned to the states. He not only agreed, he went further.
“Absolutely,” he said. “Every time you have an occasion to take something from the federal government and send it back to the states, that’s the right direction. And if you can go even further and send it back to the private sector, that’s even better.” Mr. Romney not only believes that states acting independently can handle the response to a vast East Coast storm better than Washington, but that profit-making companies can do an even better job. He said it was “immoral” for the federal government to do all these things if it means increasing the debt.
It’s an absurd notion, but it’s fully in line with decades of Republican resistance to federal emergency planning. FEMA, created by President Jimmy Carter, was elevated to cabinet rank in the Bill Clinton administration, but was then demoted by President George W. Bush, who neglected it, subsumed it into the Department of Homeland Security, and placed it in the control of political hacks. The disaster of Hurricane Katrina was just waiting to happen.
The agency was put back in working order by President Obama, but ideology still blinds Republicans to its value. Many don’t like the idea of free aid for poor people, or they think people should pay for their bad decisions, which this week includes living on the East Coast.
Over the last two years, Congressional Republicans have forced a 43 percent reduction in the primary FEMA grants that pay for disaster preparedness. Representatives Paul Ryan, Eric Cantor and other House Republicans have repeatedly tried to refuse FEMA’s budget requests when disasters are more expensive than predicted, or have demanded that other valuable programs be cut to pay for them. The Ryan budget, which Mr. Romney praised as “an excellent piece of work,” would result in severe cutbacks to the agency, as would the Republican-instigated sequester, which would cut disaster relief by 8.2 percent on top of earlier reductions.
Does Mr. Romney really believe that financially strapped states would do a better job than a properly functioning federal agency? Who would make decisions about where to send federal aid? Or perhaps there would be no federal aid, and every state would bear the burden of billions of dollars in damages. After Mr. Romney’s 2011 remarks recirculated on Monday, his nervous campaign announced that he does not want to abolish FEMA, though he still believes states should be in charge of emergency management. Those in Hurricane Sandy’s path are fortunate that, for now, that ideology has not replaced sound policy.

Pensi alla salute, please!




Dicono che non bisogna fare polemiche usando i cedimenti fisici di chi non ci va a genio politicamente.

Ma quel che segue è motivato solo da una reale e 'quasi' affettuosa preoccupazione per Mr. Berlusconi. Le foto e i video che abbiamo visto sui media italiani stando a 7500 km di distanza ci hanno messo in allarme.

Il viso del Signor Silvio è, nonostante i ritocchi chirurgici continui, una maschera accentuata dagli etti di cerone che gli spalmano addosso. I pori sono in evidenza, senza parlare dei denti che sono un disastro. Ma chi è il dentista del Sig. Berlusconi? Il colore dei denti finti non è analogo a quello dei pochi veri. Meglio una splendente dentiera come si fa qui in America con i politici che superano i settanta. Patetica l’asfaltatura del cuoio capelluto per mascherare la calvizie.

Gli arrossamenti alle mani denotano problemi circolatori. Per non parlare degli importanti interventi chirurgici subiti negli ultimi anni.

Ma ciò che ci ha di più colpito è stata la vocina flebile e il fiato grosso che hanno caratterizzato parte della sua concione televisiva.

Il Cavaliere non sta bene, è evidente. Influisce sul suo stato fisico e mentale la conclusione del processo di Milano, le preoccupazioni per i successivi e per le sorti del suo impero mediatico.

Ma arriva un momento in cui bisogna staccare la spina dalle ambascie quotidiane e riflettere sul fatto che alla…nostra età (siamo coetanei dell’ex Presidente. Anzi più grandi di un anno) le aspettative di vita si riducono velocemente. Facendo tutti gli scongiuri e pronunciando il ‘terque, quaterque testiculis tactis’ di goliardica memoria.

La decadenza fisica in un uomo politico di alto livello è ancora più oscena di quanto non sia in un uomo ordinario.

Ricordate la fine di Pompidu diventato un pallone per i cortisonici?

Senza parlare di Reagan che si addormentava durante le riunioni di gabinetto  a causa dell’Alzheimer. Oppure Andropov, Breznev, Kruscev, e quell’alcoolizzato di Yeltzin. E la foto di Mao che traversava il fiume Giallo, quando invece era infermo per una grave malattia.

Perciò, Mr. Berlusconi: si goda la vita e i soldi che ancora le restano. Vada a Malindi dal suo amico Briatore, sicuramente in dolce compagnia. Lasci il testimone a quelli e quelle che la circondano e che smaniano per arrivare al potere.
Mandi a farsi fottere gli stuoli di leccaculo che sinora hanno approfittato di lei e dei suoi soldi e si goda la vita.

Per quanto ci riguarda chiudiamo andando a giocare a tennis. Al coperto ovviamente visto l’arrivo del super storm.

Un saluto cordiale e sincero.
Oscar


Superstorm Sandy


Siamo in attesa del superstorm che interessera' un'area di 450 miglia. Prevedibili allagamenti, venti centimetri di pioggia, caduta di alberi, con la conseguenza che i pali che sorreggono cavi elettrici e telefonici andranno a farsi benedire. Previsione di milioni di persone senza energia elettrica. Grande smercio di generatori elettrici, con quello che costano. I supermercati sono stati presi d'assalto alla conquista di scatolame, latte a lunga conservazione, batterie, acqua, coperte, radio a carica manuale. Il Presidente Obama ha rilasciato una press conference da FEMA l'agenzia preposta alla gestione degli eventi naturali, chiedendo ai cittadini degli stati interessati al fenomeno meteo di seguire le istruzioni dei rispettivi responsabili a livello locale. Obama ha dichiarato stato di emergenza al Maryland. Domani a Washington e in altre citta' le scuole saranno chiuse. A New York dalla sette di sera chiuderanno anche la metropolitana e i bus di superficie. Prevista un'alta ondata di marea che interessera' tutte le localita' rivierasche dell'Est e si insinuera' nei grandi estuari come la Cheaspeack Bay nella quale si getta il Potomac, il fiume che attraversa Washington DC.

CHOOSY


Di un film (non ricordiamo il titolo) ci viene in mente una scena: un famoso regista caracolla in un mega party attorniato da fans, attori e attrici in cerca di scrittura. Una sguinza in particolare gli gira intorno e gli parla cercando di attirare la sua attenzione per qualche secondo. Il regista sfinito da tanto accanimento, alla fine si ferma e le chiede:
“Ma lei che fa?”
“Recito. Sono un’attrice.”
“In quale ristorante?” è la domanda lapidaria del terribile regista.

La battuta può sembrare triviale ma indica con crudezza qual è la realtà degli Stati Uniti.
A New York e a Los Angeles è normale vedere attori e attrici che servono ai tavoli, per riempire i tempi morti tra un contratto e l’altro. Si tratta di migliaia di professionisti pronti a lavorare a cento dollari al giorno in qualche filmetto di terza categoria. E se neanche questa opportunità si profila, allora vanno bene altri lavori. Anche i più umili.

In America, un paese che non è certo il migliore dei mondi possibili, vi è un grande rispetto per ogni lavoro fatto a qualsiasi livello. La cultura dominante impone che ragazzi e ragazze durante le vacanze estive non vadano a stravaccarsi sulle spiagge spendendo le notti in discoteca, ma si impegnino a fare qualcosa di utile, guadagnando quei soldi che sono la base su cui affermare un minimo di indipendenza dalla famiglia. Fosse pure quella di un magnate. Gli esempi di figli di potenti imprenditori o banchieri mandati a vendere copie dei giornali, fanno ormai parte di una solida cultura cinematografica.

Mentre in Italia la famiglia è il centro della vita sociale e il rifugio dove gli ultratrentenni trovano ancora accoglienza e ristoro, in America la cultura dominante è quella di buttare fuori dal nido i figli appena possibile per consentire loro di volare con le proprie ali.

Molti genitori vendono la casa e si rifugiano in un appartamento con una stanza da letto per non essere obbligati ad accogliere di nuovo a casa i figli. Egoismo, si dirà. Ma è vero che uno, una volta in mare, è costretto a imparare a nuotare. “Swim or sink” dicono i capiredattori ai neo giornalisti appena assunti.

Il Ministro Fornero ha scandalizzato l’Italia invitando i giovani a non essere ‘choosy’, che in Italia è stato tradotto ‘schizzinoso’, anche se il significato è quello di essere molto selettivi nelle proprie scelte, soprattutto di lavoro.

Eppure non ce la sentiamo di dare la croce addosso a questa signora che non tralascia occasione di dire come la pensa in una nazione in cui troppi dicono il contrario di quello che hanno in mente.

Ovviamente vi sono decine di migliaia di superlaureati costretti a mansioni precarie.

Ma ci chiediamo perché le badanti siano solo di provenienza romena o albanese. Perché anche qui negli States infermieri diplomati siano soprattutto indiani. Perché da anni nelle fonderie delle industrie metallurgiche del nord Italia i lavoratori siano in prevalenza polacchi, perché la raccolta dei prodotti del suolo venga fatta solo da immigrati illegali nord africani. Etc.

La risposta che ci siamo sentiti dare è che consegnare un pacchetto di cocaina, frutta ad un ragazzo 500 euro. Siamo convinti che la provocazione verbale riguarda solo un esiguo numero di manovali criminali i quali, chiaramente, non hanno problemi di ‘choosy’.  

Ma è altrettanto vero che un po’ più di flessibilità mentale non guasterebbe.


Qui negli States tutti sanno che il rischio di andare a pulire i cessi esiste per tutti. Specialmente per quelli che sono in cima alla priramide e che da un momento all’altro possono inziare una precipitosa discesa.

Dice: ma in Italia il mercato del lavoro è bloccato. Allora lasciate il campanile e volate lontano ad offrire la vostra preparazione, il vostro talento e energia immaginativa.

Qui a Washington lavorano in pianta stabile o temporanea centinaia di giovani che hanno lasciato l’Italia cimentandosi in una nazione in cui la competizione è estrema ma dove gli spazi professionali si aprono a chi ha voglia di spendersi.

E molti, tanti di loro sono riusciti ad affermarsi.

Agli inizi del '900 milioni di italiani sono venuti in America. Parlavano solo il  dialetto, non avevano istruzione, potevano offrire solo le loro braccia ed avevano paghe inferiori a quelle dei neri. Oggi i discendenti di quelle generazioni occupano i piu alti seggi della Suprema Corte Costituzionale, sono ministri, capi della CIA, imprenditori della Sylicon Valley, grandi attori,  famosi ristoratori, per finire con l'ultimo piccolo proprietario di una trattoria che e riuscito a crearsi una clientela selezionata. 
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Caro Oscar,
LA FORNERO USA DA SEMPRE IL LINGUAGGIO E L'ATTEGGIAMENTO RADICAL CHIC, TIPICO DI CERTI SALOTTI TORINESI SNOB, BEN LONTANI DALLA NOBILE COMPOSTEZZA SABAUDA. NON SI DICE CHOOSY; GIANNI AGNELLI AVREBBE DETTO "RIMBOCCHIAMOCI LE MANICHE" !
ABBRACCIONI - 

DARIO
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Caro Oscar
Vorrei ampliare il commento sul fatto che per molti lavori umili i nostri ragazzi non si fanno avanti.
Vorrei aggiungere che esiste anche il fatto che parte di tali lavori vengono dati in nero a cifre miserevoli. Gli extra comunitari hanno spese fisse minori( tipicamente non hanno la macchina, la TV , il computer, vivono in locali degradati con affitti bassi senza riscaldamento e arrivano da situazioni economiche disperate). Per loro anche il miserevole soldo in nero è un miglioramento . Per i nostri giovani il misero soldo non copre le loro spese base . Inoltre gli stessi imprenditori preferiscono scegliere manodopera straniera che accetta il nero, non protesta , non ricorre ai sindacati, può essere sfruttata di più perchè ha paura a lamentarsi e protestare.
Ancher questo è Italia
Saluti cordiali
Claudio 

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Caro Bartoli,



sono assolutamente d’accordo con il tuo articolo. La ministra Fornero, e tutti i ministri che ci rappresentano, farebbero bene ad esprimesi nella nostra lingua, evitando in questo modo che nella (inutile) traduzione si possano scegliere i sinonimi che più si adattano alla polemica. Ciò detto, il fatto stesso che molti lavori, come dici, vengano orma svolti da stranieri, mi sembra la prova che, più del lavoro, manchi a molti ragazzi proprio la volontà di adattarsi.Un diploma o una laurea non sono titoli nobiliari. In America, se non sbaglio, ancora si distingue tra professione e Job (to job: fare lavori saltuari) quell’attività provvisoria che, in attesa di un lavoro più consono, consenta di guadagnare quel tanto che serve per alleggerire il bilancio della famiglia, togliersi dalla strada, non cadere in pericolose tentazioni e confrontarsi con quel mondo del lavoro manuale attraverso il quale passano prima o poi tutte le attività intellettuali per diventare concrete. Ci sono migliaia di studenti che lavorando, si sono mantenuti agli studi. Possibile che nelle statistiche ufficiali compaiano percentuali che comprendono ragazzi che vanno dai 14 ai 21 anni? Dai 14 ai 16 anni, i ragazzi non dovrebbero essere a scuola?

Da alcuni anni, pare impossibile parlare di giovani, muovere critiche o semplicemente sollecitarli con una battuta spiritosa, senza che da destra e da sinistra si levi un coro di proteste. Difficile che a un provvedimento disciplinare nella scuola, non corrisponda una sollevazione da parte dei genitori e dei media. Sono tempi difficili ma, proprio per questo, un diploma o una laurea non dovrebbero trasformarsi in  un handicap o in un privilegio. Questioni elettorali: i ragazzi di oggi sono gli elettori di domani. Meglio stare ad ogni costo dalla loro parte, magari illuderli. Mi sa tanto che nell’inevitabile processo di rottamazione, oltre a numerosissimi politici, nell’elenco dovrebbero figurare anche molti opinionisti.

Un plauso e un cordiale saluto.


R.F.Tagliati 
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Caro Oscar,



condivido al 100%.

Bravo!

Marco
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Mah, la Fornero ha il dono dell’espressione infelice (mi ricorda un po’ la Susanita di Mafalda). Ma certo Agnelli le maniche non se l’è rimboccate
molto vista la parabola Fiat (magari Ghidella…)
Essendo italiana e avendo figli , mi chiedo se le colpe siano dei figli o dei genitori e mi rispondo che dipende da come li tiri su da piccoli e in questo senso il familismo italico è terribile. Quanto agli Usa mi risulta che anche da voi i figli  comincino a restare in casa per mere ragioni finanziarie
Ma  la generazione che viene avanti, i ventenni intendo, sono molto più in gamba di quanto  i vecchi suppongano. La generazie più choosy sono  i quarantenni.

Ciao
s

Susanna Pesenti
L'Eco di Bergamo
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Gentile Oscar,
non ho il piacere di conoscerla di persona.
Credo di avere scoperto il suo blog per caso, su segnalazione di un amico, e da allora ricevo le sue email.
Ho 27 anni, vivo e lavoro a DC, dopo giri per il mondo, e mi ha colpito moltissimo il suo ultimo pezzo su Choosy; la cosa che preoccupa dell'Italia credo, e' la completa mancanza di voglia e coraggio per mettersi in gioco, consapevoli che grandi imprenditori come un Bianchi, o un Giovanni Rana, hanno iniziato riparando biciclette o facendo le tagliatelle nella propria cucina.
Spero di avere il piacere di incontrarla presto,
Nicola
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Caro Oscar,
    leggo in ritardo il tuo messaggio Choosy ma ho il vantaggio di varie risposte. Tutto bene ; tuttavia mi viene in mente che La Sig. Fornero  or Mrs. Fornero somiglia ad un allenatore di calcio, che non ha praticato tale sport; Salvo Il Sig. Arrigo Sacchi, non mi vengono a mente altri bravi coach che non hanno praticato  il soccer.
Infine per molti attuali ministri, fra cui Mrs.Fornero mi sembra che essi identifichino la realtà di molte aree italiane come simile a quella di altre parti del mondo, come composata da tanti triangoli equilateri, (tre angoli e tre lati uguali). La realtà di tutti i giorni é invece fatta di triangoli scaleni ( tre angoli e tre lati tutti diversi).
Mi posso sempre sbagliare e mi scuso per la digressione geometrica , geografica e geodetica.
Pino da Pisa
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Caro Bartoli,
Lei (sia lei Bartoli che lei Fornero) è completamente fuori strada. Il punto è un altro. Il ministro del lavoro di un paese che ha dal 20 al 30 per cento di disoccupazione giovanile dimostra di non conoscere la realtà che deve governare se pensa che il loro problema nasca dal fatto che sono "choosy"(ma parla come magni, te lo dice un vecchio amico e collega che insegna storia americana da 45 anni nella tua stessa università). Sono circondato da giovani laureati con 110 e lode che per 300 euro al mese sarebbero felici di venire a spazzare le scale di casa mia ogni giorno dell'anno. Pensi piuttosto, il suo governo, a dare il buon esempio infliggendo ai propri amici i sacrifici che impongono a persone socialmente ed economicamente più deboli!
Gian Giacomo Migone
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Caro Oscar, il mio usuale grazie. Su "choosy" concordo con tutto quanto scrivi, un po' meno con i commenti che hai ricevuto. La Fornero é una gran donna, ma alla quale rimprovero, come Ministro, lo svarione grave sugli "esodati". La molta teoria talvolta fa fare errori gravi. Circa Oscar Giannino ne sono un convinto supporter. Non male la nota su Obama ed il figlio di Romney. Ti auguro una buona notte. 
Maurizio.

Obama e il figlio di Romney



Al termine del terzo dibattito televisivo, Obama ha rubato la scena mettendosi a salutare con la moglie Michelle tutti i componenti della numerosa famiglia Romney, alcuni dei quali mostravano un evidente imbarazzo. Le telecamere si sono soffermate sul primogenito Tagg Romney che, giacca aperta, mostrava una marcata propensione alla pinguedine. Questo giovane, dopo il secondo dibattito, aveva detto in una intervista che quando Obama insisteva nel commentare con un “no true’, non vero, le affermazioni del padre, avrebbe voluto entrare sul set e colpirlo. E non lo poteva fare a causa degli agenti del servizio segreto. Poi aveva dovuto smentire dicendo che si trattava di uno scherzo. Ha destato quindi molta curiosità il fatto che il Presidente si sia avvicinato a Tagg Romney e gli abbia parlato in un orecchio. Chissà cosa avrà detto al primogenito Romney che aveva un’espressione molto turbata. Dopo qualche ora sono venute fuori le scuse ufficiali.
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Io so quello che ha detto Obama all'orecchio di Tagg Romnei, ma è un segreto di pulcinella, perchè poi sono arrivate le scuse ufficiali di Tagg"...ti prego fraternamente di non parlare più male di me nè di minacciarmi, perchè ci sono testimoni, video ed audio, è questo è un reato federale di attentato alla salute del Presidente degli USA".
Franco Bucca (Firenze)

48 a 40



22 ottobre, terzo dibattito televisivo a Boca Raton (la bocca del topo) città della Florida, un importante stato della Federazione meglio conosciuta da molti in vena di facezie come il ‘pene d’America’. Basta osservare la forma per rendersene conto.

Florida, cimitero degli elefanti, dove vanno a riscaldare le ossa centinaia di migliaia di anziani attratti dal clima quasi sempre mite. Stagione degli uragani a parte.

Florida che accoglie durante gli ‘spring breaks’ moltitudini di studenti da ogni angolo d’America, impegnati per sei giorni a fare sesso, drogarsi e ubriacarsi.

L’ultimo confronto televisivo tra Barack Obama e Mitt Romney si è concluso con la vittoria del Presidente per 48 a 40.

Obama è stato caustico, ricordando al governatore Romney le sue incongruenze, infilando nelle sue risposte battute fulminanti come quella che ha distrutto il piano di Romney di costruire nuove navi da guerra se eletto alla Casa Bianca.

Il mondo cambia e sostenere che la flotta americana ha la stessa consistenza degli anni sessanta è come dire che il numero dei cavalli e delle baionette è diminuito, ha detto Obama. Cambia il modo di fare la guerra e non si vede dove Romney riuscirebbe a trovare i soldi, visto che vuole ridurre il deficit.

Il governatore ha insistito con la sua tecnica di esposizione basata su un contintuo effluvio di parole, un costante rotolare verbale che nel primo dibattito aveva non poco disorientato Obama.

Quando Romney ha ricordato il viaggio di ‘scuse’ fatto da Obama nei paesi del Medio Oriente con esclusione di Istraele credeva di avere assestato al Presidente un colpo da maestro.

Ma Obama ha risposto ricordando che quel viaggio è stato fatto quando era candidato. Non ha mai pronunciato la parola’scuse’ o ‘spiacente’ e quanto a Israele ha preferito andarci da solo per rendersi conto della situazione e toccare con mano le sofferenze del popolo palestinese e le serie preoccupazioni di sopravvivenza degli siraeliani.

Mentre saltavamo da un canale all’altro per renderci conto dei commenti secondo le varie tendenze politiche, ci siamo imbattutti in una raffica di videoclip repubblicane ripetute decine di volte al giorno sui canali delle TV locali degli stati incerti.

Una in particolare ci rattrista: è quella nella quale un ex membro del corpo speciale SEAL accusa Obama di essersi ‘appropriato’ del successo dell’uccisione di Osama bin Laden che, secondo i finanziatori repubblicani del video, appartiene al popolo americano.

Penoso il comportamento di quel militare, penoso il tentativo di annullare un successo inutilmente rincorso da George W. Bush nonostante il suo ridicolo “Mission accomplished”.

Il presidente degli Stati Uniti è Commander in Chief. Sulle sue spalle va il peso delle decisioni finali ed anche, come successo a Carter, degli insuccessi. Ma in politica, lo ripetiamo, non si fanno prigionieri. Tutto va bene pur di  tentare di distruggere l’avversario. Il senatore John Kerry ne sa qualcosa.

E gli ‘adds’ negativi continuano a frullare sugli schermi televisivi dei swing states sino al 6 novembre nel tentativo di conquistare il voto degli incerti. I team dei due contendenti sono lanciati nell’investimento di centinaia di milioni di dollari nel rush finale, fatto di video clip, migliaia di telefonate, messaggi Internet, lettere personalizzate, annunci radiofonici, comizi.

Fermare il declino. La svolta dietro l'angolo.


The Financial Review n.710) La politica è la palla al piede dello scacchiere globale. I movimenti di protesta si moltiplicano. Grande successo ha avuto a Roma il convegno promosso da "Fermare il declino" con Oscar Giannino tra i leaders. Che cosa è emerso? Tre i punti fondamentali: 1) Il governo Monti ha salvato l'Italia dal precipizio ridandole una credibilità internazionale e sta faticosamente bloccando (con l'aiuto di Bondi) la slavina della spesa pubblica incontrollata che abbraccia Stato, Regioni, Province, Comuni e loro partecipate che producono un miliardo di euro di passivo ogni anno. 2) Monti non ha potuto, legato ai voti in Parlamento, risolvere il problema di accantonare una casta famelica e arrogante che oltre a costare almeno 40 miliardi di euro all'anno non sopporta le critiche dell'opinione pubblica e vuole solo continuare a comandare come prima. 3) Inoltre, il governo dei tecnici ha finora addebitato l'onere del salvataggio a quel 91% di italiani (dipendenti e pensionati) che pagano l'lrpef contro un 9% che sguazza allegramente. Nel 2013 altri oneri fiscali per 6,7 miliardi destinati ad aumentare nel 2014 e nel 2015. Una asimmetria insopportabile. Quali i rimedi? Un economista italiano, M. Boldrin, che insegna negli Usa, ha ricordato che non c'è avvenire per un Paese dove i genitori fanno l'impossibile per spedire i figli all'estero con l'obiettivo di costruire una vita fuori dall'Italia. Oscar Giannino ha rincarato la dose chiedendo che il cuneo fiscale venga ridotto proprio per i giovani (negli ultimi anni è successo esattamente il contrario). Appare inutile parlare di produttività, dove l'Italia figura tra gli ultimi in classifica, quando vantiamo i salari più bassi d'Europa con un costo del lavoro tra i più elevati proprio a causa del cuneo fiscale. Come ha detto l'economista e promotore, Franco Peracchi, occorre fermare il declino per "tornare a crescere". E' stato anche toccato un nervo scoperto del sistema italiano, quello delle fondazioni bancarie dove "alloggiano" gli ex della prima Repubblica. Sono loro - ha detto Boldrin - a fermare la ricapitalizzazione delle banche, indispensabile per ridare ossigeno all'economia, poichè temono di perderne il controllo. Se aggiungiamo le testimonianze degli imprenditori, raccolte ogni giorno dal Sole 24 Ore, sui mille regolamenti che bloccano i permessi, il quadro dell'immobilismo italiano è completo. La burocrazia che blocca la crescita. A Torino, per aprire un bar in zona centrale, il Comune chiede 60mila euro per "contributo parcheggio". Nel frattempo Regione e Comune sono tecnicamente in bancarotta. A fronte di questo disastro, gli italiani hanno sottoscritto quasi 11-12 miliardi di BTP (su 18 miliardi emessi) dimostrando di essere grandi risparmiatori con una ricchezza stimata a 8500 miliardi ed una media pro-capite tra le più elevate del mondo occidentale. Non a caso la volatilità delle obbligazioni in soli tre mesi si è più che dimezzata passando da 10,19 a 4,90 con lo spread Btp-Bund sceso a 315 basis points. Le esportazioni crescono più velocemente di quelle tedesche confermando l'eccellenza italiana in molti settori di punta. Vi sono dunque mezzi e capacità per riprendersi e tornare a crescere dopo un decennio di pericoloso ristagno. Il Paese ha bisogno di una scossa. L'asimmetria che si è determinata tra "middle class" e "upper class" costituisce un'autentica spoliazione al di fuori del merito. L'alternativa è la rivoluzione che il movimento a cinque stelle di Beppe Grillo sta evocando tanto da aver superato nei sondaggi il 20%. Vi sono 14 milioni di italiani così disgustati che non vogliono andare a votare. Ad essi si vuole fare appello per impedire una deriva antidemocratica. (Guido Colomba) 

Ci scrivono dall'Italia

Caro Oscar, complimenti! Non è affatto una bellissima storia d’amore. E’ una bellissima storia di vero amore. Al di là dell’innamoramento, della passione dei primi tempi, la signora è sicuramente consapevole di andare incontro a una vita di sacrifici e difficoltà. Io ammetto che non me la sarei sentita di prendere un impegno del genere. Comunque, se ci sei in contatto, fai loro i migliori auguri da parte di una cittadina italiana che ha paura delle malattie, ma si toglie tanto di cappello di fronte a chi, pur consapevole, affronta la lotta. Kathia P.S. Ho trovato interessantissimo il discorso con l’autore de Il migratore onnivoro, però – non essendo laureata – per comprenderlo bene me lo devo sentire almeno un altro paio di volte. Poi forse mi comprerò pure il libro perché voglio capire meglio i suoi ragionamenti sull’evoluzione della specie. Io personalmente mi domando? Sono convinta? Dubito? Che nel tempo cui sia caduta la coda perché non ci serviva più. Sempre Kathia (Roma)

I LGBT votano in maggioranza per Obama


Il 3.4% degli americani dichiara alla Gallup di far parte del LGBT, ovvero di essere lesbiche, gay, bisessuali o transgender. In cifre si tratta di quasi 10,5 milioni di persone su una popolazione di 311 milioni di cittadini.
L’indagine è stata condotta su un ampio campione di 120mila persone. La più alta percentuale di appartenenti al LGBT è costituita da donne, il che significa il 53% della comunità LGBT.
In larga maggioranza gli intervistati sono neri o ispanici. ‘Solo’ il 3,2% dei bianchi dichiara di essere LBGT.
Il sondaggio Gallup dichiara di non essere perfetto perché in America sono ancora molte le resistenze a dichiarare pubblicamente il proprio orientamento sessuale a causa dell’avversione degli ambienti familiari, sociali, religiosi, professionali, militari.
Un altro dato interessante che scaturisce dall’indagine è che in larga maggioranza chi ha risposto di essere LGBT appartiene ad una fascia di età che va dai 18 ai 29 anni, ed ha al massimo un diploma di scuola media superiore.
Il 44% dei LGBT dichiara di avere simpatie per i democratici, il 43% sono indipendenti e solo il 13% ha simpatie repubblicane.
Secondo la Gallup il 71% dei LGBT che sono registrati come votanti dichiara di essere dalla parte di Obama, mentre il 22% voterà a favore di Romney.
E questo la dice lunga sull’importanza per i candidati alle elezioni presidenziali di modulare adeguatamente i messaggi anche verso questa comunità, senza tuttavia scandalizzare la componente conservatrice del proprio elettorato.

I dibattiti in TV contano poco



Il tifo da stadio che le televisioni americane scatenano alla vigilia dei dibattiti dei due candidati in corsa per la Casa Bianca ha sicuramente un’importanza nella formazione del consenso. Ma non tanto quanto si crede. I dibattiti televisivi vengono subito dimenticati. I milioni di dollari che ancora restano nelle tasche dei due contendenti  sono spesi in prevalenza nelle video clip da 30 secondi che denigrano l’avversario e che vengono passate nei canali televisivi degli stati cosiddetti incerti decine di volte al giorno. Quelli che assorbono questa propaganda sono i pensionati e gli anziani che stanno davanti alla TV diverse ore al giorno. Sono loro che sicuramente andranno  o si faranno portare a votare. Le elezioni si svolgono di martedì. Bisogna chiedere un permesso in azienda. Si deve fare la coda ai seggi, subendo spesso in alcuni stati le intimidazioni fatte contro i neri e le minoranze perché rinuncino al voto. Ecco perché nelle scorse settimane molti, a cominciare dalla stessa Michelle Obama, hanno preferito lo ‘early voting’, il voto anticipato che si può fare in seggi speciali o via posta.

Obama VS Romney, un duello alla Mezzogiorno di fuoco




Che sta succedendo nelle elezioni presidenziali americane del 2012? Con quali armi i due contendenti politici conquisteranno la manciata di elettori indecisi che decreterà il vincitore?
Oscar Bartoli, reporter e corrispondente da molti anni da Washington DC, ricostruisce lo scenario del duello presidenziale e analizza con acume la campagna elettorale dei due candidati nel suo ultimo libro edito da goWare.






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Leggende metropolitane su Obama

La moscia prestazione televisiva di Barack Obama il 3 ottobre a Denver Colorado ha innescato una serie di leggende metropolitane che cercano in qualche modo di giustificare il pessimo 'body language' di un politico conosciuto per essere un grande oratore.

Eccone in sintesi le principali:

1)                Obama era preoccupato perche' tra i tanti complotti (veri o fasulli) per assassinarlo scoperti dallo FBI, nel mirino adesso ci sono anche la moglie e le figlie.
2)                 Il Presidente era focalizzato su problematiche internazionali che non possono essere divulgate.
3)                 I 5mila piedi di altezza della location del dibattito in Colorado hanno influito negativamente sul metabolismo del Presidente.
4)                  Obama e' stanco e sfiduciato perche' la previsione di un'incerta conferma alla Casa Bianca, gli fa tremare le vene e i polsi dato che tutti gli indicatori di cui dispone prevedono catastrofi a breve termine.
5)                   Obama abituato al teleprompter televisivo che riesce ad interpretare con grande capacita', si trova in imbarazzo quando deve parlare a braccio e mantenere un ritmo serrato nell'esposizione indice di leadership per lo spettatore medio americano.

Ma forse, al di la' delle invenzioni metropolitane da social network, la verita' e' quella denunciata dallo stesso Presidente: "Una giornata no.."

_______________________________________________________________________ Probabilmente si, come tutti i mortali anche gli illustrissimi presidenti degli States possono avere giornate no. Luca Pugnana ________________________________________________________________________

Conferenza stampa del Ministro Terzi a Washington



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Caro Oscar, grazie come al solito.  Bella conferenza stampa del Ministro Terzi. Qui ne abbiamo saputo qualcosa, ma non troppo.
Maurizio (Torino)

La rabbia crescente



Non tutti e soprattutto i politici che ad ogni livello si affannano per ripresentarsi alle elezioni,  si rendono conto della rabbia e della disperazione crescente degli italiani che non arrivano alla fine del mese, dei disabili veri che non sono messi  in condizione di vivere.

Tutto questo, mentre si viene a conoscenza dei furti milionari dei falsi ciechi e di quelli miliardari dei consiglieri regionali del Nord, del Centro e del Sud.  E’ drammatico dover pensare che, dopo 150 anni, l’Italia sembra essersi unita nel malaffare e nell’illegalità.

Non possiamo meravigliarci che chi non fa parte del sistema, corrotto fino all’inverosimile e che vive sul peculato, si rifiuti di votare.

Tangentopoli aveva come protagonisti persone appartenenti al vertice della classe politica ed economica. Oggi invece, viviamo nel fango che avanza dal basso ed è molto più diffuso di allora.

Il Ministro Cancellieri ci invita a considerare la situazione con razionalità e non con l’emotività che si esprime con la violenza e con i forconi. Questo accade anche, quando non si vede una via di uscita. Per questo chiediamo a Mario Monti e ai ministri del suo Governo, che, consapevoli della situazione, si adoperino per dare un po’ di ragionevole speranza ai cittadini esasperati.
Beatrice Rangoni Machiavelli
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Caro Oscar, è sotto gli occhi di tutti il terribile degrado della politica itaiana che ci "regala" ogni giorno scandali e ruberie di qualsiasi tipo considerate ancora oggi normale tran tran quotidiano.
Insomma,cosi' facevano tutti e quindi era tutto "regolare".Purtroppo ho il timore che la malattia abbia contagiato, nel corso di lunghi anni, anche molti italiani che nulla hanno a che fare con la politica.A pensarci bene forse si tratta di una patologia endemica presente nel nostro amato Paese oramai da tempo immemore.Quello che più colpisce però è la totale assenza di reazioni da parte di noi italiani.E si che motivi per protestare ce ne sarebbero molti ma è tutto fermo come se la rassegnazione avesse preso il sopravvento.O forse si è in attesa del vincitore per poi schierarsi al suo fianco sperando in doni e prebende.I buoni per la benzina fanno comodo...come insegna il triste caso Fiorito.Come noterai, non sto andando sul sottile. Questo "chiagne e fotte" non mi è mai piaciuto e temo che occorreranno moltissimi anni affinchè nasca, finalmente, un nuovo italiano che potrà farsi conoscere nel mondo per i suoi innumerevoli pregi e non più per la proverbiale furbizia e inaffidabilità.Abbiamo dato molto alla storia dell'intero mondo ed è ora, adesso,di ricominciare a comportarci da persone serie ed adulte.Un caro saluto, Roberto

Lo scontro tra Biden e Ryan


 
 
Seguendo in HD Biden e Ryan dobbiamo riconoscere che si è trattato di un confronto finito in parità.
Ma siccome qui in America la gente viene inflenzata prima di tutto dal ‘body language’ dobbiamo confessare che Joe Biden ci ha un po’ infastidito con quel suo reiterato sorridere e ridere con la sua sfolgorante dentiera. Così come ci ha dato noia il continuo interrompere l’avversario mentre parlava.
Comprendiamo bene che si trattava di una scelta fatta dalla regia del suo team dopo la disastrosa performance del suo boss il 3 ottobre. Il rappresentante democratico aveva “l’obbligo’ in questo dibattito di recuperare in termini di energia per far scordare i suoi 70 anni suonati e la precedente moscia esibizione di Obama.
Quanto a energia Biden ne ha spesa molta. Forse troppa. Il suo giovane avversario è riuscito a ritagliarsi un’immagine che non usava la stessa tecnica, proprio per non essere accusato di mancare di rispetto di fronte ad un attempato professionista della politica.
Per quanto riguarda invece la sostanza delle risposte date all’ottima giornalista, Martha Raddatz di ABC che moderava il dibattito, Joe Biden ha dimostrato grande sicurezza e profonda preparazione contestando con fatti e risposte pertinenti le affermazioni del 42nne Paul Ryan che parlava recitando a memoria quanto gli avevano insufflato durante le interminabili sedute di training alle quali i due candidati sono stati sottoposti dai rispettivi team. I primi risultati nel momento in cui scriviamo nella notte del 11 ottobre sono lievemente a favore del giovane Ryan nei confronti del vicepresidente Biden. Ma si tratta di un minimo vantaggio per cui sarà forse più corretto sostenere che il dibattito si è concluso in parità. Non sappiamo con quale effetto sugli elettori indecisi degli stati indecisi. Quanto al fattore ‘likable’, ovvero se uno è piu' piacione dell’altro la sta vincendo Paul Ryan.
Le elezioni non vengono vinte dal dibattito dei candidati alla vicepresidenza ma dal confronto-scontro tra Obama e Romney. Tutto il resto è frittura mista che non sposta masse di voti.
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Egregio Oscar, a Lei che e' un attentissimo osservatore della politica americana non sara' sfuggita una confusa risposta data dal Vice presidente alla moderatrice della ABC durante il recente dibattito televisivo.
Mi riferisco alla interessante domanda sulla situazione in Siria. La moderatrice afferma che il Presidente Obama aveva giustificato l'intervento in Libia al fine di evitare una carnage, che 'e un termine piu' incisivo della nostra carneficina. Domandava quindi come mai nel caso della Siria non si adottasse la medesima strategia. 
Il V.P. risponde affermando che si tratta di una nazione 5 volte piu' grande con un quinto della popolazione senza fornire altre spiegazioni, lasciando quindi all'ascoltatore di trarre le conclusioni. 
Innanzitutto la Libia ha una superficie di ben 10 volte quella della Siria, per cui dare dei numeri cosi' a casaccio fa subito sospettare che tutti gli altri numeri enunciati nel dibattito riguardo a tasse, sanita', education, difesa possano esser stati travisati. 
Ma e' la contraddizione nel senso della risposta che lascia quantomeno perplessi. 
Ma come, si interviene con bombardamenti tipo Dresda o Vietnam in un paese cosi' vasto dove la polazione e' di soli 6 milioni, tra l'altro sparsa, con la scusa di evitare una guerra civile con conseguenti carneficine e non si dovrebbe adottare lo stesso criterio in una nazione dove la polazione e' di ben 25milioni di abitanti ed una guerra civile avrebbe conseguenze epocali.
Basti pensare ai recenti interventi militari in Somalia o tempo fa in Sierra Leone. 
Mi pare di capire che Lei sia favorevole al governo democratico e che quindi forse possa esser indulgente nei confronti del V.P. ma essendo un gran giornalista sono certo che sara' obiettivo nel leggere lo transcript del dibattito e farmi conoscere la sua interpretazione del passaggio in questione.

Grazie e cordiali saluti

belluso

Matteo Renzi «Sindaco di una piccola povera città».


Cosi l'amministratore delegato della FIAT-Chrysler Sergio Marchionne ha definito il giovane sindaco di Firenze e la sua (mia) citta' culla dell'arte e della cultura.
«Avendo io creduto al progetto Fabbrica Italia, mi sono detto deluso della retromarcia dell'ad Fiat. Aveva garantito che avrebbe investito, non lo ha fatto. Marchionne ha replicato che io sono una brutta copia di Obama e che Firenze e' una città piccola e povera." Questa la risposta del sindaco di Firenze.
A Firenze quando un personaggio in cima ad un impero industriale piscia fuori del vaso in questo modo c'e' solo un modo per definirlo: " E' un povero bischero".
Uno oltretutto che si circonda di personaggi del calibro di Lapo Elkan che gira sulle corsie riservate con la sua Ferrari mimetica.
Qui a Washington quando si incontra una 500 ci viene un sobbalzo di gioia visto che le strade sono strapiene di Mini, Yaris e soprattutto Smart.
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Marchionne non ama l'Italia.
L'Italia non ama Marchionne.
Un divorzio è alla vista.
Chi ci rimetterà?
Io temo che a rimetterci sarà l'Italia.

Saluti cordiali

Claudio
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Caro Oscar,

io, da vecchio Torinese (con la T maiuscola) non mi ero fatto illusioni; da quando in Corso Marconi sono sparite le cravatte per i maglioni girocollo, ho sentito puzza di ferodo bruciato.

Se Firenze è “una piccola povera città”, quale sarà il concetto di Torino all'ultimo piano di Corso Marconi: un campo zingaro per sottrarre tutto il possibile rame che ancora si può rastrellare nei cimiteri industriali d'Italia ?

Al vecchio Torinese la filosofia era lampante: spremere il limone in Italia e poi delocalizzare. Ma non occorreva la sfera di cristallo per capire, bastava l'onestà intellettuale.

Ora, a parte questa infelice pisciata fuori dal vaso (il giovane Toscano ha detto che il re è nudo, facendo sobbalzare il canadese magliaro), il capo della fabbrica fondata da Walter Chrysler nel 1925 sta facendo -bene- il suo mestiere; mica è Don Bosco o il Beato Cottolengo !

I bischeri sono i politici che fingono di credere a babbo natale e fottono gli Italiani.

Ciao Cerea nèh !

Dario
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Caro Oscar, in effetti non mi aspettavo quella caduta di stile da parte del “povero bischero”. Tra l’altro ha avuto una reazione assolutamente infantile. Poteva dire le sue ragioni, poteva non dire niente, invece si è arroccato sul “tu sei piccolo e brutto”, infilandoci anche il povero Obama che non vedo che ci azzecca, come direbbe quel fine linguista del nostro amico politico. Questa è però la dimostrazione di come Renzi stia sparigliando le carte e della paura che mette. A parte le infide nuove regole per le primarie con la schedatura dei partecipanti e i paletti temporali,  che sono chiaramente un tentativo di ostacolarlo, a parte le interpretazioni della Bindi,  ci si è messo anche D’Alema. Pur non condividendo neanche una delle idee di D’Alema lo consideravo una persona intelligente. Invece si è messo a starnazzare che il neo candidato si farà male e che a lui non piacciono i rottamatori, smentendo di essere stato lui stesso un rottamatore. Come è labile la memoria umana! Kathia

P. S. Per quanto riguarda Lapo lasciami nella mia candida illusione che non se lo voglia, ma se lo debba, portare appresso.
Katya (Roma)
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Una sortita davvero infelice ma Marchionne non è un buon comunicatore, soprattutto, ogni tanto si isterizza e da manager diventa… un povero bischero, appunto.
Lucilla (Roma)
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Amo e rispetto Firenze. Ci ho vissuto e lavorato per oltre cinque anni.
Un po' meno amo l'arroganza del ragazzino con i pantaloncini corti che ne guida il governo.
L'incontro di due arroganze non può altro che generare toni da quadrivio.

ebbì.
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Caro Oscar, ho letto la diatriba Marchionne/Renzi. Il primo indubbiamente l'ha fatta fuori dal vaso e il toscanello invidioso l'ha imitato. Ma perché parlano e straparlano tutti tanto? Ti abbraccio. Maurizio.
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Caro Oscar
dare del bischero a Marchionne è un onorificenza visto che al centro di Firenze c’è piazza dei Bischeri in quanto a Firenze è un piccolo paese rispetto alle città Americane che alcune sono grandi come la Toscana e sono amministrate meglio quindi anche se Renzi è andato a vedere come si fa politica in America vada a vedere come si amministrano le città americane poi si ragiona .Ti saluto Pier Luigi 
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FIRENZE è UNA CITTA STUPENDA, LA GESTIONE RENZI NON CI HA LASCIATO MOLTO CONTENTI, DALTRONDE è GIOVANE, INESPERTO, E VIENE DALLA CAMPAGNA. GIOVANE COME ESPERIENZA, L'ANAGRAFE NON CONTA. COMUNQUE FIRENZE è DAVVERO UNA CITTA' DI BOTTEGAI, UN PO' MENO ,VISTA LA CRISI, E DI  BANCHIERI, E FINANZIERI, I CITTADINI VERI ME COMPRESO SIAMO STATI COSTRETTI AD ANDARE AD ABITARE FUORI CITTà PER DARE SPAZIO AL COMMERCIO E AD ATTIVITà COMMERCIALI GRIFFATE, DI FIORENTINI NE SONO RIMASTI DAVVERO POCHI, IN COMPENSO GLI ESTRACOMUNITARI SONO TANTI E ABITANO IL CENTRO, CINESI COMPRESI E HANNO COMPRATO ANCHE SAN LORENZO, ALBERGHI CASE ATTIVITA'.
PER I RESIDENTI UN SOLO PERMESSO AUTO(TRE PERSONE LAVORANO CON TRE AUTO E TUTTI FUORI FIRENZE IN GENERE O IN LUOGHI MAL COLLEGATI), SEI SEMPRE A RISCHIO PER MULTE, I TRASPORTI COSTANO, SEMPRE AFFOLLATI I BUS E A RISCHIO BORSEGGIO, LA SERA è PERICOLOSO USCIRE DA SOLI IN MOLTE PARTI DEL CENTRO, SANTA MARIA NOVELLA VIA DELLA SCALA VIA PALAZZOLO SONO IN MANO A DELINQUENTI ED EXTRACOMUNITARI. TUTTI GLI ARTIGIANI HANNO CHIUSO E NE SONO RIMASTI POCHI A SAN FREDIANO E SAN NICCOLO'.
FORSE è VERO CHE FIRENZE è POVERA E I FIORENTINI POVERI E BISCHERI.
SIAMO SFINITI E VORREMMO ROTTAMARE MOLTE COSE E MOLTI CAMBIAMENTI CHE HANNO DANNEGGIATO LA NOSTRA CITTà, COMINCIAMO DA RENZI E ANDIAMO AVANTI FINCHè CE LA FACCIAMO. UN CARO SALUTO OSCAR