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La mia Trans America in auto: ultima tappa Los Angeles

Eccoci alla fine del nostro viaggio. Ci abbiamo messo otto giorni con appuntamenti in varie citta'. Miglia percorse 3286 pari a 5257 chilometri. Spesi 1200 dollari per il noleggio della macchina perche' il passaggio attraverso molti stati fa lievitare le tariffe per ovvi motivi assicurativi. In genere un'auto compatta per una settimana ti costa meno di 200 dollari se ti trattieni solo in uno stato.
A Los Angeles ritroviamo molti amici che ci hanno condotto in giro per i locali che vanno di piu' oggi tra gli angelitos. Nel video piu' sotto alcuni minuti di una serata al 'Don't tell Mama' il locale gay piu' frequentato del momento.
Dal proprietario all'ultimo cameriere, passando per i musicisti, sono tutti omosessuali. Tra i personaggi che si esibiscono qualche transgender che piu' donna non potrebbe essere. Ma anche cantanti di nome, felici di stare per qualche ora in un ambiente carico di energia e di amicizia.
Si dira' che la forte presenza dei gay a Los Angeles e' determinata dall'industria dello spettacolo. Ma a San Francisco non esiste il mondo del cinema eppure la citta' ha da sempre meritato il nome di 'Gaysia' per la forte presenza di omosessuali e asiatici.
In tutta l'America (con l'esclusione di alcune parti piu' bigotte degli stati del sud) il mondo gay non e' piu' una porzione eccentrica della societa' americana ma viene accettato e considerato in quanto composto da persone che offrono testimonianza di professionalita', attaccamento ai valori nazionali, voglia di competere.
Nessuno negli Stati Uniti si permette di fare umorismo sulle inclinazioni sessuali del prossimo che, come la religione, fanno parte del privato di ognuno.
A giustificare il 'successo' del mondo gay nella societa' americana molti considerano anche la situazione vissuta da gran parte delle donne, che non sanno quello che vogliono ma lo vogliono subito, affette da nevrosi e isteria perenne e da una stabile incapacita' di individuare il proprio percorso di vita.
Ovviamente si tratta di generalizzazioni che come tali peccano per eccesso.
Ma per quale ragione molti uomini, dopo un divorzio, preferiscono passare la propria vita accanto ad una persona dello stesso sesso, pur avendo alle spalle anni di matrimonio e magari qualche figlio?
La risposta data dagli psicologi e' che, al di la' delle pulsioni sessuali, quello che conta in un rapporto di coppia e' la reciproca comprensione, il sostegno affettivo, la possibilita' di parlare ad un 'altro' che ti sta ad ascoltare.
Noi, superfortunati, abbiamo trovato tutto questo in una moglie (donna vera) con la quale condividiamo il talamo nuziale da decenni. Ma, stando alle statistiche, si tratta di un caso raro nell'attuale societa' americana dove piu' del 50% dei nuovi matrimoni finisce dopo pochi anni, se non mesi.
Oscar
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Elenco video pubblicati

1    Da Washington DC a St. Louis

           http://www.youtube.com/watch?v=japF2DvhWmM

2      St. Louis

           http://www.youtube.com/watch?v=kPjnZkvB7UQ   

3      From St. Louis to Oklaoma City

           http://www.youtube.com/watch?v=FrO5mkiXj3k

4      Santa Fè

           http://www.youtube.com/watch?v=JPj1Pe269rM

5      Da Santa Fè a Sedona

            http://www.youtube.com/watch?v=D2LhHb_XQLk

6      Sedona

           http://www.youtube.com/watch?v=S23Jb7ccJXE

 7     Da Sedona a Las Vegas


  8)    Las Vegas
        
         https://www.youtube.com_

   9)__Los Angeles         
          https://www.youtube.comwatch?v=VMyxyrRaPvw
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complimenti!
Cordialmente
Fucsia

Pateracchio o Grande Coalizione?



di Alberto Pasolini Zanelli

Dopotutto, abbiamo ancora qualcosa da insegnare. Proprio nella politica, proprio ai tedeschi. Che si sono rassegnati a riconvertirsi a una formula di governo che avevano inventato loro ma che ultimamente si era meritata il marchio made in Italy. Noi la chiamiamo pateracchio, loro, più nobilmente, Grande Coalizione. Si chiama così una formula politica in cui ci sono dentro la Destra e la Sinistra. Da noi con la Sinistra davanti, da loro con la Destra. Da noi prima e dopo delle elezioni “fallite”, loro solamente dopo. Forse per questo ci hanno messo di tempo a decidersi: sono andati alle urne in settembre, si sono accordati alla fine di novembre, il governo entrerà in funzione per San Silvestro.
Niente di nuovo, si potrà dire: al governo rimane la signora Merkel, che però prima dominava una maggioranza ristretta con l’aggiunta del piccolo Partito liberale e da domani deve dirimerne una tanto più ampia che contiene però un grosso rivale, i socialdemocratici. Non è una novità: la formula è già stata sperimentata due volte, con esito mediocre la prima, in una fase di transito dal dominio “nero” (il colore dei democristiani tedeschi) dei primi anni della Repubblica Federale a uno “rosso”, la tinta dei socialdemocratici. Dagli eredi di Konrad Adenauer ai seguaci di Willy Brandt. La seconda volta fu imposta da una novità felice e stressante: i postumi della riunificazione, coniugati con una crisi economica di forte entità. E fu un successo, quello che permette alla Germania di dominare oggi l’Europa. Un “innovatore” di sinistra, Gerhard Schroeder, fece le riforme necessarie su cui riposa oggi Frau Angela. Che infatti ha vinto anche stavolta, ma non stravinto come ci si aspettava. I junior partner liberali sono fuori dal Bundestag e dunque quel paio di voti che mancavano alla Cancelliera li hanno dovuti fornire i socialdemocratici, che invece sono tanti. Per questo le trattative sono durate così a lungo, per questo c’è ancora bisogno di una “ratifica” referendaria da parte degli iscritti alla Spd, il 14 dicembre su un programma che è già stato convenuto e che appare più prudente che innovatore, contiene qualche rassicurante promessa per i tedeschi e promette ben poco a noi.
Riforme poche, in gran parte concessioni alla sinistra: aumento delle pensioni e del minimo salariale, doppia cittadinanza agli immigrati nati e cresciuti su suolo tedesco, dunque principalmente turchi. I sindacati applaudono, gli investitori manifestano ansie per “i troppi assegni in bianco”. Li rassicurerà, probabilmente, il prossimo passo, cioè la distribuzione delle poltrone di ministro, quella che probabilmente deluderà gli europei, soprattutto quelli collocati al di qua delle Alpi. Diventerà probabilmente ministro degli Esteri il socialista Frank-Walter Steinmeier “veterano” della collaborazione con la Merkel e soprattutto rimarrà ministro delle Finanze Wolfgang Schaeuble, “falco” dell’Austerity, confortato dall’introduzione, chiesta dalla Csu bavarese, di una tassa per gli automobilisti con targa straniera che si trovino ad attraversare il suolo tedesco. Per il resto le attese sono che la Germania “continuerà nei prossimi anni a crescere più in fretta del resto d’Europa”.
Non tutti plaudono. Una severa critica all’impostazione generale della Merkel nei confronti dei vicini e “colleghi” della Ue viene dal più “senior” dei Cancellieri della Germania postbellica, guida storica del Paese in anni difficili prima che si affacciasse l’alba di una riunificazione resa possibile soprattutto da eventi rivoluzionari fuori dalle frontiere tedesche. Helmut Schmidt ha tracciato di recente un ritratto politico e psicologico della donna che attualmente gli succede alla guida della Germania, la sua concittadina amburghese Angela Merkel: “Non ha l’Europa nel cuore. La capisce, certo, con la sua mente razionale, ma le mancano la simpatia, la voglia di aiutare. In una parola, la Solidarietà. Quella che invece la Germania sarebbe tenuta a mostrare, visto anche che ha un surplus di 240 miliardi di euro. Potrebbe, dovrebbe spendere di più, rimettere qualche debito così come ne furono rimessi alla Germania negli anni Cinquanta. Potrebbe, dovrebbe aiutare Paesi come la Grecia e la Spagna, concedere prestiti a lungo termine”. Schmidt avanza anche una spiegazione del perché la Merkel finora non lo ha fatto: perché è cresciuta nella Germania dell’Est. “E, come molti suoi concittadini ma anche come i cechi e i polacchi, è cresciuta sperando che la libertà venisse, come è poi accaduto, dall’America, non dall’Europa”.
pasolini.zanelli@gmail.com

Il Giorno del Ringraziamento

Puo' darsi che il sottoscritto venga accsusato di 'relativismo' da qualche Lettore. Ma oggi nella ricorrenza del Thanksgiving Day desidero rivolgermi a Chi da Lassu' guarda alle cose di questo mondo.

Il mio 'grazie' e' per avere permesso che, nonostante i tanti barrages, un pregiudicato uscisse dall'aula del senato italiano, sulla base di una sentenza di terzo grado per frode fiscale.

Saremmo grati all'Altissimo se continuasse in questa opera di repulisti, buttando fuori dal Parlamento italiano le molte decine di pregiudicati che ancora siedono sugli scranni della Camera e del Senato.

Il nostro 'grazie' non e' motivato dalla soddisfazione di vedere uscire di scena (almeno per il momento perche' il Cavaliere e' un misirizzi) uno dei personaggi piu'  significativi nel bene e nel male di questi venti anni.

Facile lanciare l'anatema contro il perdente momentaneo (Vae Victis !). Facile scaricare in una sorta di transfer psicologico i problemi che gravano addosso ad una larga componente del popolo italico.

Vogliamo essere sinceri, almeno per un momento? Silvio Berlusconi ci ha rappresentati in maniera perfetta  per quello che siamo nel nostro profondo, nel nostro DNA.

Noi siamo il popolo del 'cheating', come dicono gli anglosassoni. 'To cheat' significa, fregare, corrompere, trarre vantaggio a spese degli altri e via citando.

Il nostro livello di moralita' e' sempre stato molto basso, giustificando il sorgere e prosperare della criminalita' organizzata come punta estrema di comportamento sociale.

La soglia tra lecito ed illecito si sposta in continuazione in ogni italiano (compreso chi scrive).

Dice: negli altri paesi, ad esempio nell'America in cui vivi, sono tutti dei santi?

La risposta e' 'no'. Ma da queste parti vi e' una regola imperante alla quale bisogna conformarsi, piaccia o non piaccia.

Si chiama: 'law enforcement'. Che poi significa fare applicare la legge. E' una regola che permea di se' tutta la societa' americana dove i furbi, i disonesti, i malavitosi si sprecano a milioni. Ma nel momento in cui non rispetti la legge e vieni beccato con le dita nella marmellata a quel punto ne paghi le conseguenze.

Berlusconi ha rappresentato in maniera icastica questo popolo dall'etica facile, secondo cui tutto si compra e tutto si vende. Dal'evasione o elusione delle tasse, al mancato pagamento delle multe grazie al vigile compiacente. Dalla vendita del proprio corpo (ambosessi) a cominciare da una ricarica del telefonino, finendo alla prestazione sessuale per centinaia di euro, al mancato rispetto delle regole del traffico. E via di questo passo.

Il modello pacchiano che ci ha regalato il Cavaliere nei suoi venti anni di presenza quotidiana nella vita pubblica italiana non e' nuovo per il nostro Paese. Ci ricorda quella vecchia barzelletta del 'cummenda' milanese la cui moglie inferocita viene a sapere che il marito ha una amante. Una sera guardando la platea della Scala dal palco di famiglia, la signora tradita chiede allo sposo: " Ma chi e' quella accanto al Fumagalli?' Risposta: "La sua nuova amante". Al che la signora esclama: "L'e' meglio la nostra."

Insomma, c'e' poco da rallegrarsi per la decadenza da senatore del Silvio nazionale. Perche' noi siamo quello che siamo, non facciamo alcuno sforzo per migliorarci e il capataz  che prendera' le redini del movimento, proposto e imposto dal nuovo allenatore forzosamente in panchina, non sara' dissimile dal suo illustre predecessore. E agira' dicendo che lui e' un vero liberale. Questo e' proprio quello che ci aspettiamo e vogliamo.

Noi siamo Berlusconi e Berlusconi e' noi.

Grazie, Altissimo, per averci dato un Paese stupendo come l'Italia.

Oscar
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Caro Oscar, temo essere d'accordo con te sul chi siamo.

Un saluto,
Massimo
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Come non essere d’accordo con te…..anche se sono (ormai ero) un Berlusconiano, sono parole “sagge” e corrispondono al gran senso di giusto ed equilibrato che ti contraddistingue e che fa di te non solo un grande professionista attento alle cose del mondo ma  soprattutto una persona di immenso spessore.

Speriamo che l'Altissimo vegli su di noi Italiani perché ne abbiamo veramente necessità in questo momento.

Un cordiale saluto

Sergio S.
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Caro Oscar,
mi dicono che il primo giorno del Ringraziamento viene comunemente fatto risalire al 1621, quando nella città di Plymouth, nel Massachusetts, i Padri Pellegrini si riunirono per ringraziare il Signore del buon raccolto, e che, nel 1863, nel bel mezzo della guerra di secessione, Abramo Lincoln proclamò la celebrazione del giorno del Ringraziamento, che da quel momento diventò una festa annuale nazionale e perse gradualmente il suo contenuto cristiano.
Oggi rappresenta una delle feste più importanti per i Nordamericani, e anche in Italia, escludendo i "berluscones" si è celebrato il giorno del Ringraziamento, consci che non cambierà quasi nulla nel Bel Paese (il Principe di Lampedusa ha sempre ragione !).
Allora c'è poco da celebrare, con la crisi che morde e con la politica ingessata in pantomime sempre più stucchevoli; ieri su Sky hanno fatto un confronto tv "all'americana" i tre candidati che cercano di diventare Segretari del Partito Democratico l'8 Dicembre prossimo, giorno di Immacolata Concez... (scusate il refuso) ... Elezione. Un algido professore prussiano, un bottegaio del Ponte Vecchio, un simpatico goliardo.
E gli Italiani ? Tu dici: "...  Vogliamo essere sinceri, almeno per un momento? Silvio Berlusconi ci ha rappresentati in maniera perfetta  per quello che siamo nel nostro profondo, nel nostro DNA. Noi siamo il popolo del 'cheating', come dicono gli anglosassoni. 'To cheat' significa, fregare, corrompere, trarre vantaggio a spese degli altri e via citando."
Caro Oscar, tu da scafato giornalista quale sei, hai scritto una frase provocatoriamente "mezza vera" e cioè vera per circa nove milioni di Italiani che votando il Cavaliere (o ex Cavaliere ed ex Senatore) hanno votato una loro icona, un modello speculare a cui ispirarsi nella vita, il popolo del 'cheating' per l'appunto.
Accetto la tua sapiente provocazione per tirar fuori e vedere l'altra mezza verità, e cioè quella dei tanti milioni di Italiani che non sono e non saranno mai 'cheating' e neanche 'choosy' come ebbe a dire insopportabilmente una ministra del passato governo dei professori.
Parlo di quella folla che paga regolarmente le tasse, magari imprecando, che va a lavorare anche con l'influenza o col mal di schena o di pancia, che bolla una sola cartolina, la sua, che rispetta il rosso dei semafori, le strisce pedonali e i posteggi riservati ai portatori di hc, che gira e rigira attorno all'isolato per cercare un parcheggio non in seconda fila, che va a teatro o al cinema senza biglietti omaggio, quei cittadini che si incolonnano dietro al Sindaco con la fascia tricolore per portare la corona d'alloro al monumento dei Caduti. E questi formano il Popolo degli Eroi, dei Poeti, dei Navigatori, dei Santi, dei Falcone e dei Borsellino che non possono esser morti invano, ma che sono il faro per tenere la rotta e per realizzare, in Italia e altrove nel mondo, con le persone affratellate dal desiderio di bene e di progresso, blue skies for our children and for our children's children.
Dario, Torino, Italy
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Caro Oscar,

un articolo che mi avvicina a te piu' di tutti gli altri poiche' hai puntualizzato quanto siamo carenti noi italiani di quella coerenza a principi che ci piace comunque declamare e dire anche nostri. Hai fatto anche autocritica non escludendoti completamente dal nostro contesto ed anche cio' mi fa accomuna.

Ma anche tu come me vedi che se non impariamo a cambiare e quindi toglierci dalla nostra pietra grezza almeno le scorie piu' pesanti senza perdere le nostre buone qualita', non potremo uscire da questo ghetto di gran furbi autolesionisti.

A rileggerti con affetto fraterno

Armando