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Grillo & Mentana: allacciamoci nel tango




Mentana ha offerto a Beppe Grillo un'incredibile opportunita' di aprire la propria campagna elettorale per le europee.

L'intervista alla quale si e' sottoposto il frenetico capopolo genovese nelle parole di presentazione del direttore del TG7 avrebbe dovuto essere considerata come uno scoop spiazzante tutti gli altri big del giornalismo nostrano.

A noi invece come spettatori ordinari ha fatto un po' pena.

Non ci sono piaciuti gli sghignazzi che i due si sono scambiati e che denotavano un'intesa preliminare di fondo, del resto confermata, con un certo imbarazzo del giornalista, dalla bonomia con la quale il capo del M5s ha voluto escludere la 7 dal branco dei media oggetto dei suoi strali quotidiani.

Insopportabile la frase di Grillo a Mentana: : "Posso chiamarla Enrico?".

Mentana e' un giornalista di grande esperienza. Ci saremmo aspettati da lui una serie di domande ficcanti e incalzanti mentre quelle poste nel confronto avevano il tono del "Abbia pazienza che adesso le devo porre una delle solite questioni."

Quanto a Beppe Grillo la sua performance e' stata ampiamente al di sotto della sua notorieta' dimostrando che un conto e' arringare la folla dal palco di una piazza urlando improperi e parolacce, ed un conto e' gestire una intervista rinunciando ai toni virulenti.

Grillo ha cercato di sommergere l'intervistatore con tonnellate di parole molte delle quali spesso risultavano incomprensibili perche' prive di un filo logico.

Negli Stati Uniti il giornalista che intervista un personaggio pubblico lo fa sapendo che rappresenta lo spettatore e che ogni domanda deve essere un tentativo di fare breccia nella riluttanza dell'intervistato.

Lo spettacolo offerto dai due sul canale della Sette puzzava lontano un miglio di inciucio.

Forse ci sbagliamo e forse non comprendiamo che in Italia al di la' della scena quelle che valgono sono le calde relazioni personali.

Oscar