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Moratoria universale delle esecuzioni sempre più necessaria



 The execution chamber at Texas Death Row in Huntsville, Texas : News Photo
“OHIO, EGITTO, TAIWAN: tre facce dell’orrore della pena di morte, tre episodi mostruosi che mostrano come sia sempre più necessaria una giustizia capace di rispettare sempre la vita.
683 Fratelli musulmani sono stati condannati a morte in un solo processo al Sud del Cairo, dopo i 543 condannati a morte di solo poche settimane fa. Il processo era durato tre giorni, due udienze, e nell’ultima avvocati e imputati non erano stati fatti nemmeno entrare.
L’agonia e il raccapriccio che hanno costretto il warden che sovrintendeva l’esecuzione di Clayton Lockett  nel carcere di McAlester in Oklahoma – un carcere costruito sottoterra - a chiudere le tende per non fare vedere ai testimoni e ai parenti della vittima l’orrore di interminabili 46 minuti di una iniezione letale andata a male.
5 esecuzioni in un giorno solo decise dal ministro della giustizia di Taiwan, Luo Ying-shai dopo che l’isola cinese aveva avuto 5 anni di stop delle esecuzioni fino al 2010: e con due dei cinque prigionieri uccisi che erano stati assolti in primo grado.
Una giornata di lutto mondiale. Ma anche una giornata di sdegno civile mondiale. Una giornata, il 29 aprile 2014, che mette a nudo le contraddizioni di uno strumento inumano, inutile, che abbassa gli stati al livello di chi uccide. Questo accade mentre cresce a livello planetario il consenso sulla sua inutilità e sulla sua disumanità.
La pena di morte si svela come uno strumento di controllo sociale e di violenta persecuzione e messa al bando dell’opposizione – applicato in spregio alle minime garanzie processuali con sentenze di massa – in Egitto. E uno strumento di sommaria applicazione della legge e diversione dell’opinione pubblica a Taiwan in un tempo di grandi dimostrazioni di piazza. Paradossalmente in controtendenza rispetto al fatto che in Cina – nonostante l’enorme numero di esecuzioni, i quattro quinto del bilancio mondiale – si registra il più grande calo, in termini assoluti (circa 2000 esecuzioni in meno all’anno, in pochi anni), a livello planetario, per gli interventi della Corte Suprema che hanno tolto alle corti periferiche il potere di comminare sentenze capitali.
Negli Stati Uniti, a due settimane dal voto di parità al Senato del New Hampshire, 12 a 12, per l’abolizione della pena capitale in quello stato – il settimo in sette anni in caso di abolizione, dopo New Jersey, New Mexico, New York, Connecticut, Illinois, Maryland – nella camera della morte di McAlester una seconda esecuzione “andata a male” in pochi mesi, per i protocolli cambiati dell’iniezione letale.
“L’esecuzione pulita non esiste e la morte, barbarica, di Clayton Lockett lo mostra senza equivoci. L’iniezione letale, iniziata in Texas nel 1982 con l’uccisione di Carlo De Luna, un giovane texano innocente con evidente disagio mentale e incapace di difendersi, la cui condanna si deve a un caso di omonimia, è stata introdotta per rispondere alle obiezioni di chi sosteneva che la pena di morte fosse incostituzionale perché “eccessivamente crudele”: sia come pena che nelle modalità.
Ma l’esecuzione letale, l’apparente “morte serena”, con il protocollo dei tre farmaci iniettati in sequenza, da tempo è stata dimostrata come “crudele oltre misura” perché offre l’illusione di una morte anestetizzata e indolore, ma nel corpo paralizzato la coscienza non svanisce e il dolore scoppia senza che nemmeno si possa gridare.
“Da tempo si susseguono “incidenti” perché il sodium thiopental che era prodotto in Italia, e prodotti simili sono diventati inusabili per le campagne che la Comunità di Sant’Egidio, Reprieve e Nessuno Tocchi Caino hanno condotto a livello internazionale, fino all’eliminazione della linea di produzione del barbiturico della società Hospira. Da allora anche altre sostanze sono diventate irreperibili, e alcuni stati americani, per continuare le esecuzioni, utilizzano protocolli mal “testati” e farmaci che vengono usati per gli animali.
L’orrore della pena capitale emerge senza veli. Occorre fermarsi.
E’ una grande occasione perché la comunità internazionale sia compatta nel chiedere l’adesione alla Risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU per una Moratoria universale delle esecuzioni capitali, in vista della definitiva abolizione .
Mario Marazziti