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Renzi, scontro frontale..


di Guido Colomba

L'Europa, nonostante gli scettici, va avanti. L’unione bancaria, approvata dall’europarlamento, affida le 130 maggiori banche europee al diretto controllo del nuovo “Fondo per le crisi bancarie”. Un tassello fondamentale della costruzione europea, come ricorda Giavazzi sul Corriere della Sera. L'Italia, Paese fondatore, può fare molto se riesce a battere la lentocrazia e il modello Cgil ancorato alla esperienza sovietica. Lo scontro oramai è al calor bianco. Renzi, alla Tv, ha preannunciato una battaglia "violenta" contro la burocrazia. Quanto alla dichiarata ostilità della Camusso (Cgil) al  suo Job Act ha risposto: “Ce ne faremo una ragione”. Intanto, i numerosi ex-sindacalisti, divenuti parlamentari del Pd, hanno aperto una guerra guerreggiata contro il governo Renzi. Anche la riforma del Senato è a rischio. Tutto si lega. Il dinamismo di Renzi si scontra con la palude della politica, sostenuta dalla lobby dei superburocrati dello Stato. Pochi esempi illustrano questa situazione. In due mesi i decreti attuativi in lista d'attesa sono saliti a 500 cui si aggiungono 200 provvedimenti già scaduti. A distanza di due anni, l'attuazione dei provvedimenti del governo Monti ha raggiunto il 58,4%. Per il governo Letta, risulta non attuato l'82,3% dei provvedimenti presi. C'è un episodio che rappresenta la famosa goccia che fa traboccare il vaso: il premier insiste per avere a Palazzo Chigi un nuovo capo dell'ufficio legislativo (Antonella Manzione) la cui nomina è stata bocciata dalla Corte dei Conti. Va ricordato che i capi di gabinetto dei ministri sono in prevalenza estratti dai ruoli del Consiglio di Stato. Alcuni di questi superburocrati sono in carica da decenni passando da un dicastero all'altro. Ebbene qualcuno ha chiesto al direttore generale del Tesoro il perchè di questi ritardi dei decreti attuativi per giunta "senza sanzioni" in caso di ripetuti ritardi: la risposta, garbata e diplomatica, ha fatto riferimento a provvedimenti legislativi talora "fatti male" ed alla necessità, assai ricorrente, di dover chiedere il parere di numerosi ministeri. Il famoso "concerto". Ma chi scrive i provvedimenti legislativi è solitamente uno di questi alti burocrati. Dunque, tutti innocenti e nessuno colpevole purchè il premier non osi chiamare un estraneo al "cerchio magico". Tutto chiaro? Ecco perchè Maria Elena Boschi (ministro per le Riforme) ha inviato una lettera al Corriere della Sera in cui scrive: "Prendiamo atto del fallimento della riforma del Titolo V (ottobre 2001). E' normale una legislazione costituzionale in cui il conflitto istituzionale è permanente? No". I grandi comuni sono colmi di debiti ma non vogliono ridurre il perimetro lobbistico, fonte di sprechi ed abusi, con la scusa di non voler ridurre i servizi ai cittadini. Anche le Province e le Regioni hanno cumulato debiti stratosferici tanto che quasi la metà dei circa 85 miliardi che lo Stato paga sul debito pubblico (superiore ai 2100 miliardi) è dovuto non solo ai titoli di Stato ma ai debiti degli enti locali. Non a caso Renzi vuole ridurre da 8000 a mille le società partecipate da Regioni, Province e Comuni. Sta di fatto che negli ultimi due anni, nonostante i prelievi fiscali e la spending review, il debito pubblico è aumentato, detratti i 54 miliardi di aiuti concessi dall'Italia ai paesi in difficoltà nell'eurozona, di altri 48 miliardi di euro. Vale la pena ricordare che, nel settembre del 1982, tra gli obiettivi urgenti del governo c'era la riforma delle autonomie locali. Tra i punti prioritari (a) le aree metropolitane a Milano, Roma, Torino, Genova e Napoli, (b) la fusione dei comuni minori, (c) la revisione dei compiti delle Province, (d) il ruolo "coordinatore" delle Regioni. Non se ne fece nulla e si parlò di “usura” del sistema parlamentare. A distanza di quasi 32 anni, i problemi sono gli stessi. (Guido Colomba)