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Angoscia e barbarie in Nigeria



Alberto Pasolini Zanelli
Un po’ di luce da uno degli angoli più oscuri del Continente Nero: ma una luce sinistra in cui si combinano il trionfalismo dei fanatici religiosi e l’incertezza, la doppiezza, la sostanziale debolezza di quello che dovrebbe essere il governo della Nigeria. Facevano poche ore fa il giro del mondo le immagini di due fra le due più alte autorità della Terra che chiedevano clemenza e libertà per quelle trecento donne, studentesse, ragazze o bambine rapite e fatte oggetto di un ricatto sanguinario, in pericolo di vita e forse anche di cose peggiori della morte. Quasi affiancati sugli schermi, Papa Francesco e Michelle Obama, moglie dell’uomo dalla pelle nera che è di fatto il leader del mondo. Le immagini e le parole di queste ore aggravano in realtà il quadro, mescolando novità e indicazioni contraddittorie se non nel rivelare i reali rapporti di forza. Il governo nigeriano prima emette un orgoglioso editto in cui esclude qualsiasi trattativa con gli autori dell’immondo gesto e i loro complici, poco dopo si corregge da solo e fa sapere che dopotutto sarebbe disposto a liberare i complici di quei fanatici in cambio dell’incolumità delle vittime. Il secondo annuncio è purtroppo più credibile del primo. Riflette i rapporti di potere in quell’enorme angolo del mondo, più nero come prospettive che non di pelle. Il resto del mondo, le autorità libere e civili, reiterano e precisano la loro ovvia condanna e non le misure che intendono adottare: certamente più vaghe di quanto la comunità internazionale possa permettersi quando i contrasti e le minacce di guerra rimbalzano da regioni dell’area europea.
Non hanno alternative: la mappa è troppo vasta, confusa, inquietante. Le immagini ci mostrano l’umiliazione di queste giovani donne che indossano i lugubri panni neri che annunciano la loro “conversione” non solo alla fede islamica ma a una delle versioni più allucinate e degradanti. Dietro di loro esultano coloro che le hanno redente e ricondotte nel solco della tradizione. Impugnano mitra, mascherano i propri volti come hanno mascherato le anime di quelle giovani donne. Lo sfondo è il deserto, quello che non conosce frontiere anche perché effimeri ex padroni colonialisti non hanno avuto, al momento di andarsene, né il senno né il coraggio di lasciarsi dietro delle frontiere autentiche. La tragedia cui assistiamo oggi avviene in Nigeria, il più popoloso e il più ricco fra gli “Stati” dell’Africa Subsahariana, una delle massime fonti di petrolio della Terra, un mosaico di tribù, nazionalità, linguaggi, ciascuno contigui e simili ad altri in nazioni differenti. È di poche settimane fa un dramma analogo nel Camerun, che è quasi un prolungamento della Nigeria, vittime in quel caso parroci italiani. Il terrore non conosce certo frontiere così evanescenti, tali che quasi chiunque può permettersi di ignorare. Tanto meno i membri e i succubi di organizzazioni che mescolano il peggior settarismo di fede con la militanza in organizzazioni terroristiche. Qualcuno ha avvertito da tempo che potrebbe trattarsi di una operazione su largo raggio di diverse formazioni militari, in parte simili e in parte addirittura collegate ad Al Qaida. Un’operazione che potrebbe coinvolgere anche il Kenya, altro Paese minacciato e dove di recente si è reso necessario un intervento occidentale in forze.
Ma c’è un ulteriore aspetto, forse di peso ancora maggiore: il fattore religioso in tutta l’Africa. Questo è l’unico continente in cui le due grandi religioni universali sono entrambe in impetuosa crescita, in conseguenza anche dello sviluppo demografico. L’Islam è nato sì in Arabia ma ormai ha cessato di essere una sorta di “religione nazionale” degli arabi. Essi ne costituiscono da tempo una minoranza, per di più calante, a causa dello sviluppo demografico soprattutto in una delle sue altre “province”. Più forte ancora che nel Medio Oriente, in Pakistan, in Indonesia e Malesia, nell’Asia Centrale ex sovietica, questo boom è nell’Africa Nera. Dove, però, si scontra contro un fenomeno analogo ma assai più raro nel mondo d’oggi: la crescita e l’espansione del cattolicesimo, declinante in Europa, stazionaria nel Nord del mondo, indebolita e “minacciata” nell’America Latina dalla concorrenza delle sette protestanti, la religione di Roma conosce nel Continente Nero una espansione senza paragoni. Coincidenza che non necessariamente si risolve in guerre di religione. Ci sono anche punti di contatto e perfino di concordia. Le abbiamo visti sui teleschermi nelle ultime ore: le donne della capitale della Nigeria che sono scese in strada indossando non le “uniformi” nere di servitù e pentimento imposte da Boko Haram bensì T-shirt bianche: il colore della verginità.