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Renzi, Consob e Cgil


 di  Guido Colomba
 
 Il contrasto Cgil-Renzi, già noto, è diventato guerra aperta. La Camusso, dopo aver perso alle primarie Pd (aveva appoggiato Cuperlo che ha ottenuto solo il 18% dei voti), ora sente il peso della impopolarità e accusa il governo di "torsioni della democrazia". Dura la replica di Renzi: "La musica è cambiata. Nel momento in cui i politici riducono i posti, i dirigenti riducono gli stipendi, anche i sindacati facciano la loro parte con meno permessi e mettendo online le spese". Fine della concertazione. Quanto al voto sulla riforma del Senato ha commentato: "Hanno cercato di fermarmi ma non ci sono riusciti" Di pari passo il duello Consob-Banca d'Italia ha avuto sviluppi inattesi. Giuseppe Vegas ha contestato le vigilanze nazionali sulle Borse auspicando "regole eguali sui mercati" mentre le attuali barriere normative avvantaggiano alcune piazze (Nord Europa) e penalizzano altre (Italia in primis). Il discorso non è tecnico ma politico. Infatti, tutti i paesi europei sono a caccia di investimenti dall'estero. In Italia gli istituzionali esteri, come Black Rock, già rappresentano il 90% del settore. Occorre far si che restino. Il governo Renzi è impegnato in questa direzione. Ed anche le banche non debbono più vendere ai piccoli risparmiatori prodotti finanziari "oscuri" (come i derivati) spesso dominio incontrastato delle grandi banche internazionali. In entrambi gli esempi, pur non citata, è sotto accusa la Banca d'Italia, che ha lottato a lungo, come dimostra il decreto Draghi del 1996 (seguito dal T.U. 58/98), per la "duplicazione" insieme alla Consob della vigilanza sui mercati finanziari. E' come se negli Usa, la Fed facesse gli stessi controlli della Sec. Una cosa impensabile anche perchè, nel caso italiano, la Vigilanza della Banca d'Italia ha dimostrato di avere una mentalità solo bancocentrica (ancorata alla presenza dello Stato) con una impostazione ideologica pre-caduta del muro di Berlino. Il presidente della Consob ha attaccato duramente anche la valutazione dei derivati nei portafogli delle banche che, in vista degli stress test e dell'AQR (il manuale dell'Assett Quality Review conta 287 pagine), rischiano di penalizzare le banche italiane che notoriamente non creano derivati ma li importano dall'estero. E qui entra in gioco lo strano nervosismo manifestato da Mario Draghi a Bruxelles quando gli è stato chiesto di chiarire i derivati "gestiti dal Tesoro italiano" fin dagli anni '90. Un capitolo oscuro. Non si è mai risposto a questa semplice domanda: "Perchè vengono fatti e attraverso quali banche estere. E queste banche estere sono le stesse che hanno venduto i derivati al Monte dei Paschi?" Dove era la Vigilanza Bankitalia? Con l'aggravante che i dati della finanza pubblica sono diventati una sorta di segreto di Stato come dimostra la vicenda degli interessi sul debito pubblico (che non a caso comprendono il costo dei derivati). Anche perchè il Mef, sempre di più, risulta essere il braccio armato di Via Nazionale. Basti pensare che la Ragioneria, irridendo le competenze degli altri ministeri, continua a bloccare quasi tutte le leggi di incentivazione economica varate dai tre ultimi governi (Monti, Letta e Renzi) a cominciare dalle start-up, dal fondo incentivi tecnologici ecc. Cosa si nasconde dietro questa sistematica opera di demolizione? Se sono reali i problemi di "copertura" perchè non emergono durante il pur lunghissimo "doppio" dibattito parlamentare?