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Diario indiano 1

 
Washington - Bangalore (ora si chiama Bengaluru).

Partenza da Washington con volo Lufthansa. Annunciano che si puo' fare un upgrading nella class economy super pagando 290 dollari a testa. Come frequent flier della United ho diritto alla economy plus che ti assicura qualche centimetro in piu' di lunghezza per le gambe. Ma i tedeschi, nonostante il code sharing non riconoscono questo accordo.
Ho molti amici che rifiutano di viaggiare in economica e si pagano la business. La mia pensione italiana non mi consente questo privilegio e cosi' bisogna accontentarsi del 'carro bestiame' super affollato con destinazione intermedia Francoforte.
Al gate una hostess di terra fa il giro dei passeggeri in attesa dell'imbarco con carry on al seguito. Estrae dalla tasca una bilancia elettronica e solleva la valigetta che nel caso mio supera di un chilo quanto autorizzato per essere portato in cabina. Estraggo il computer  ed altri oggetti che metto nella borsona di mia moglie che non e' oggetto di indagine e che pesa molto di piu'. Ma e' una borsa e non una valigetta e la procedura e' assolutamente teutonica. Il mio carry on viene a avviato in stiva e lo ritrovero', spero, all'arrivo a Bangalore.
Durante il volo servizio a bordo decente e cena certamente superiore a quella fornita dalle compagnie americane che, comunque, cercano di adeguarsi alla concorrenza scatenata dalla linee arabe con in testa Emirates che, anche in coach, ti fanno sentire uno sceicco.
Arrivo a Francoforte alle cinque del mattino. Odio questo aeroporto che ogni volta mi costringe a interminabili camminate, sali e scendi per scale.
Il terminal di partenza e' il C, gate 14, dove c'e' un solo baretto che ti serve una insalata di patate, due wurstel e una birra (commutata subito in un latte macchiato con supplemento prezzo) per 11 euro e rotti. Errore di chi scrive che vedendo quella cosa gialla aveva creduto doversi trattare di uova ed invece.
Volo Francoforte Bangalore, otto ore e venti. Strapieno almeno in economica. In maggioranza indiani con infinita' di figli al seguito che in genere sono educati e non fanno troppo casino.
La mia richiesta per un posto corridoio, dato che ho dei problemi idraulici per colpa di un diuretico che devo prendere, e' stata accolta con assegnazione nella sezione di coda del B.747-400 un po' piu' vecchiotto di quello col quale abbiamo volato da Washington. Le toilettes in fondo all'aereo sono in buone condizioni grazie alla premura del personale di bordo ed al comportamento dei passeggeri.
Siamo gli ultimi ai quali viene servito il pasto e la hostess, quando e' il mio turno, mi annuncia che il piatto di pollo e' esaurito e quindi non resta che il menu vegetariano. Faccio osservare alla germanica che e' gia' la terza volta che mi sento rivolgere questa precisazione in viaggi precedenti e che mi meraviglio che una compagnia come Lufthansa che celebra i sessanta anni dalla sua fondazione, non riesca a programmare i differenti menu.
La Frau  un po' colpita per la mia reazione (gli indiani in genere accettano tutto e sono felici del menu vegetariano) ci ammolla il vassoietto con insalata e formaggio e promette che la carne arrivera' poco dopo. Infatti viene servito il piatto della business che e' di dimensioni maggiori rispetto a quello della economy class. Con quello che spendono in business.
L'atterraggio a Bangalore e' molto duro, forse per colpa del gran vento e mi ricorda il modo in cui i piloti Aeroflot ai tempi dell'Unione Sovietica facevano posare a terra  i loro aerei. Qualcuno mi spiego' che si trattava di gente venuta dai ranghi dell'aviazione militare e che, comunque, quegli atterraggi duri erano piu' sicuri di quelli leggeri delle compagnie occidentali. Giro la risposta a chi se ne intende.
A Bangalore sono le una del mattino del giorno dopo rispetto alla partenza dall'America. A bordo non ci hanno datto le dichiarazioni per l'ingresso e la dogana. Un tale in giacchetta nera provvede a distribuirle nel grande salore del controllo passaporti nuovo di zecca. Rispetto a qualche mese fa tutto e' stato rinnovato, i tempi della burocrazia indiana ridotti e ci troviamo al baggage claim dove recuperiamo due grandi valigioni (di quelli super leggeri per contenere piu' cose), un borsone zeppo di cibo italiano acquistato a caro prezzo da mia moglie nei supermercati americani per nostro figlio Marco che da tre anni vive in India e si ciba solo di pastasciutta per problemi di stomaco.Ed arriva anche il mio carry on requisito alla partenza da Washington.
Usciamo dall'aeroporto dove nostro figlio ci attende con Cooper il bastardello salvato da Marco dalla camera a gas di Los Angeles alla quale era destinato dalle autorita' locali. Al momento di caricare le valigie sulla Tata di Marco mi accorgo che manca il mio fatidico carry on. Dramma, mi siedo sconsolato sul carrello vicino all'auto di Marco. Mio figlio e Franca rientrano nell'aeroporto nonostante l'assoluta proibizione dei militari alla porta e finalmente rintracciano la valigetta lasciata vicino al banco della dogana. Miracolo. Cose che succedono a due vecchietti ma anche a molti giovani a giudicare da quello che viene smarrito a bordo degli aerei e negli aeroporti.
Ho dormito nove ore e sto andando a mangiare in un nuovo cinese appena aperto.