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Il rito di "Ferragosto"



Esodo, sabato da bollino rosso. Metà Italia in viaggio: 1,2 milioni in più rispetto al 2013

Claudio Antonelli (Montreal)

Una delle tante cose che un italiano scoprirà andando a vivere oltreoceano è che  il sacrosanto  "Ferragosto", ossia l'esodo estivo "forzoso", religiosamente seguito nella penisola da quasi tutti gli italiani, non esiste né in Canada né in USA. Almeno non nel senso ch'esso ha nello Stivale: "Periodo di vacanza comprendente i giorni precedenti e seguenti il 15."
La sua sorpresa sarà grande. Anche perché Natale, Capodanno, Pasqua sono realtà invece ben note e celebrate in Nord America. E "allora Ferragosto?" si chiederà il nostro italiano perplesso e con un punta d'inquietudine.
Se è vero che ogni paese ha le sue feste santificate, non vi è paese i cui dizionari non registrino le festività laiche o religiose altrui: Ramadam, Pesach, Dhàrma, ecc. Invece i vari dizionari "non italiani" restano muti o danno insufficienti chiarimenti circa questo strano rito collettivo pagano, denominato "ferragosto", durante il quale milioni di lemming, surriscaldati e ansimanti, si precipitano lungo autostrade sovraffollate diretti a località altrettanto affollate; adducendo il pretesto di volersi sottrare a uno stress e a una confusione che in realtà essi stessi contribuiscono a creare. Il ferragosto, insomma, è un cane che si morde la coda.
I comportamenti ferragostani, basati su questo imperioso obbligo di abbandonarsi, come tronchi trasportati dalla corrente,  all'ineluttabile, veloce e spesso nevrotica "vacanza mordi e fuggi" sono tipici  di gente, l'italiana, che è pesantemente condizionata dal diktat del conformismo, e che è  molto lontana dallo spirito pratico e individualista di canadesi e statunitensi, cultori invece di "privacy" e di rapporti silenziosi con la natura.  
Ma il conformismo italiano, accoppiato ad uno "snobismo" che nella penisola trasuda da "tutti i pori" - da intendere: da pori nobili, pori borghesi e pori  proletari - esplode a ferragosto come un tric trac, tra odori d'ascelle e gas di scarico.
Questa sarabanda agostana, palla al piede dell'Italia produttiva, avviene nel quadro di un'altra realtà stagionale – la "pausa estiva"  – anch'essa sconosciuta a statunitensi e canadesi; con l'eccezione del nostro Québec, dove l'equivalente della "pausa estiva" è costituito dalle famigerate "vacanze della costruzione", che però riguardano una fetta più ridotta della popolazione e durano un tempo più breve.
Insomma, in questo, il Québec è un po' italiano.  
Il che non è necessariamente un bene…