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È tutta questione di… semplicità universale.





Papa-FrancescoÈ tutta questione di… semplicità universale.
Su tutte le testate del mondo sono riportate le parole pronunciate dal Papa nella Sua ultima visita negli Usa. Perché tutta questa attenzione mediatica sul Vicario di Dio in momento storico in cui di Dio su questa Terra pare rimanga solo un nome sbiadito e privo di reale significato? Di motivi ce ne è più di uno. Ne vorrei elencare alcuni:
  1. Papa Francesco è l’unico “uomo politico” rimasto credibile agli occhi delle persone semplici che ogni giorno provano a sopravvivere in un mondo di sopraffazione, disonestà e illegalità. Nessuna, o forse poche, di queste crede alle parole che tuonano i politici di turno, e non solo italiani. Basti pensare alla Grande Germania e alla frode messa in atto da parte di una delle sue più importanti industrie automobilistiche. Papa Francesco viene ascoltato perché le Sue parole sono “ultramondane”, ossia superano i riferimenti culturali con i quali giustifichiamo da anni le nefandezze di questa umanità e si collocano al di sopra delle azioni umane, oltre le abitudini mortifere che la nostra specie ha ormai selezionato evolutivamente da millenni
  2.  Papa Francesco è l’unico “uomo politico” che riesce a portare il senso religioso dell’esistere, presente in ogni persona, al di là della propria confessione di appartenenza, nella vita quotidiana, come se questo “sentimento di legame ultraterreno” potesse – e di fatto accade – diventare il vero punto di riferimento terrestre. È Lui che ci ricorda come qualsiasi grande e cosmopolita progetto per l’umanità intera si debba basare su riferimenti che superano la contingenza del comportamento umano per riferirsi a qualcosa che non muta, eterno nel suo valore.
  3. Ciò che non muta e non cambia è dal punto di vista del Papa – ma non solo dal Suo – la Vita in quanto tale, da intendersi come espressione di una gratuità che non ci meritiamo e che dobbiamo costantemente conservare, come fosse il Bene più importante di questo mondo.
Ecco perché, dal mio punto di vista, questo Papa rappresenta la persona più rivoluzionaria di questo periodo storico: quel tipo di persona che necessitiamo incontrare per il nostro futuro probabile. Solo questo tipo di messaggi potrà superare le difficoltà nelle quali siamo sprofondati e che derivano, come sempre è accaduto nella storia mentale della nostra specie, dalla megalomania auto-erotica della nostra mente.

Alessandro Bertirotti Il Giornale

Così va la Grecia, così va la Scozia, così va la Catalogna



Alberto Pasolini Zanelli
Così va la Grecia, così va la Scozia, così va la Catalogna. Ultima in ordine di tempo, netta nell’espressione della sua volontà o almeno del suo desiderio. Chi si chiede se l’Europa abbia ancora un mastice che la difenda dal suo malumore, ha trovato in queste ore una ulteriore conferma. A quesiti formalmente diversi, con diverse immediatezze nel futuro, con radici non tutte simili nel passato ma con una similarità psicologica. L’Europa di moda è quella che rifiuta l’Europa. Il risultato delle elezioni regionali catalane non ha l’immediatezza di un referendum: il suo esito però consegna alla cronaca e alla storia una chiara indicazione della volontà dei suoi cittadini. Non solo le formazioni dichiaratamente indipendentiste raccolgono metà dei suffragi, quel che più conta, la maggioranza assoluta dei seggi al Parlamento di Barcellona, ma la formazione politica più “spagnola” di tutte, il simbolo stesso della volontà unitaria, non arriva al 10 per cento. Da domani il Partido Popular ricomincerà la sua battaglia per cui possiede importanti mezzi giuridici ma cui è sfuggita di mano praticamente del tutto la carta della volontà popolare. Con ripercussioni presumibilmente immediate su altre regioni della Spagna, che includono la più pericolosa fra le secessioni, quella del Paese Basco, con il suo passato non remotissimo che include il terrorismo. Il risultato non è sorprendente che nelle dimensioni, perché già Barcellona si era data, pochi mesi fa, un sindaco e una maggioranza comunale di un’altra forza di opposizione diversamente congegnata ma simile nella volontà: il movimento Podemos, dalla “sigla americana” (la traduzione spagnola del “Yes, We can” di Barack Obama) e dalla sostanza di genuino separatismo iberico. La battaglia passa ora dalle schede ai codici, a una Costituzione tuttora legittima che espressamente vieta che il popolo catalano vuole. Non molta differenza, se si vuole, con la Scozia. Diverso il caso della Grecia, la cui unità politica non è in discussione e tutto il resto sì.
Ma a noi interessa l’Europa e questa Europa, o almeno una buona parte di essa, ha trovato una sua unità nella protesta. In formule diverse, ma non interamente dissimili. Se la Catalogna dice di volere l’indipendenza e basta, la Scozia vuole al contrario uscire dalla Gran Bretagna per entrare in Europa in proprio, anzi mentre Londra prende maggiori distanze dall’Ue. Anche altrove il malumore regna, dalla Francia al Veneto. Gli ultimi sondaggi transalpini indicano una forte possibilità che Marine Le Pen, nonostante la sua clamorosa rottura con il padre, arrivi in testa nelle prossime elezioni presidenziali; un caso in cui la protesta si volgerebbe recisamente a destra, così come in Grecia e in Spagna ha virato a sinistra rispondendo a un bisogno che la forza non sia solo il risultato della protesta ma anche della scelta in cui questa può incanalarsi con più efficacia. In Italia questa è la “patria veneta”, cui le radici culturali non mancano e che disporrebbe, come la Catalogna, perfino di una lingua invece che di un dialetto. Anche le somiglianze storiche sembrano indicare una direzione certamente tutt’altro che di sinistra. Una “somiglianza” soprattutto fra due eredità: la Serenissima può non essere modello del Veneto moderno, anzi in molte cose se ne distingue e vi si contrappone, esprime una orgogliosa crescita recente più che una eredità aristocratica ed antica. A ragione o a torto, come la Catalogna, più della Catalogna. Ma con tutte le difficoltà, le differenze, le sbandate, le inverosimiglianze.

Prodi a In mezz’ora: “Germania? Potere troppo arrogante. Mi preoccupa lavoro”

 Prodi a In mezz’ora: “Germania? Potere troppo arrogante. Mi preoccupa lavoro”

(Da Il Fatto)

“Non sono antitedesco ma il potere della Germania tende a diventare sempre più arrogante“, a parlare è Romano Prodi, ospite a In mezz’ora di Lucia Annunziata, e punta il dito dritto sulla cancelliera: “Angela Merkel è ancora forte in Germania, ma c’è una crisi di sistema. Quando arrivi a un livello di sicurezza, chiamiamola anche di arroganza, così forte, i freni inibitori sono a rischio. In Germania non c’è contraddittorio, c’è un sistema molto compatto”. In Germania lo scandalo Volkswagen ha fatto uscire allo scoperto “una crisi di un sistema”. “Non a caso le irregolarità legate alla Volkswagen sono state scoperte da un’autorità americana, non da una struttura europea”.
VOLKSWAGEN – L’ex premier poi continua sulla situazione della Germania, anche alla luce dello scandalo Volkswagen: “Noi abbiamo 1 miliardo e mezzo di commesse del gruppo Volkswagen, ma il gruppo non finisce mica. Io vedo certamente un danno per alcuni fornitori, ma non un danno così grave”. Poi entra nel dettaglio sottolineando: “Il discorso è diverso perchè tutto questo si inserisce su delle difficoltà del settore e se anche l’Europa entra in difficoltà può esserci una diminuzione della crescita. Ma non vediamolo come il problema dominante”.
IMMIGRAZIONE - E’ sull’immigrazione il giudizio più pesante: “Sono anni che arrivavano profughi dalla Libia e il problema era solo italiano, poi arrivano nell’Est Europa e il problema diventa europeo”. E, sull’Est che vira sempre più verso posizione nazionalistiche: “Mi preoccupa un po’ la Polonia, ma il nazionalismo da Orban me l’aspettavo”, dicendo poi che l’allargamento dell’Unione a est è stata una scelta inevitabile, l’alternativa sarebbe stata sicuramente “avere tante ucraine alle porte dell’Europa”.
SIRIA - “La Siria è sempre stata una ‘figlia’ della Francia, Chirac era il papà, il confessore dei siriani. Un rapporto profondissimo. Il punto è che è ricominciato, ed era ora, il dialogo Usa-Russia contro l’Isis e la Francia non vuole stare dietro di questo gioco”. L’ex premier continua: “L’unico esercito che può contrastare l’Isis è l’esercito di Assad, amico di Putin ma non di Obama. Se il colloquio Usa-Russia va avanti il terrorismo va davvero in difficoltà – ha spiegato -. Rinforzano Assad, non hanno alternativa, sono gli unici scarponi che sono sul terreno. Il nemico comune è l’Isis”.
LAVORO -  Sul fronte interno la preoccupazione di Prodi è il lavoro “perché tutte le nuove tecnologie spingono per una crescita senza lavoro oppure con la creazione di alcune posizioni di altissimo profilo e altre di livello bassissimo, con l’espulsione di quello che c’è in mezzo. Ma dobbiamo spingere la crescita, e mi auguro che gli ultimi avvenimenti non la rallentino. Se questo processo prosegue allora può riprendere l’occupazione”. La fiducia in Italia “è migliorata, c’è stata una certa ripresa” e “abbiamo tanti fattori favorevoli come il petrolio basso e dollaro alto. Ma il lavoro è la mia grande preoccupazione”.

Prima della dieta americana....


Prima di rientrare a Washington e riprendere la dieta imposta dal medico, sosta sulla A1 al Sarni di Fabro per gustare lo stinco. Ed anche questa e' una delle sostanziali differenze tra...autostrade americane e quelle italiane.

Papa Francesco in America è stato proprio ascoltato.



Alberto Pasolini Zanelli
da New York
Papa Francesco ha aspettato oltre settant’anni per la sua prima visita negli Stati Uniti. Ora la conclude, lasciandosi dietro un piccolo tesoro di entusiasmo e, ciò che conta ancora di più, di attenzione. Alla Superpotenza della Terra si è presentato com’è, con un programma molto denso, riuscendo a coniugare sincerità e tatto. Quasi nella stessa misura. A un solo gesto è stato, pare, indotto a rinunciare: al progetto di entrare nel Paese che più rigidamente protegge le proprie frontiere a piedi e senza visto, atterrando in un punto qualsiasi della frontiera di deserti che separa due Paesi. Sarebbe stata una esplorazione in quello che è il più attuale dei drammi che meglio riassumono la nostra epoca.
A Philadelphia il Papa ha visitato un carcere nel Paese che ha la segregazione penale più severa del mondo civile. Per l’ingresso a New York ha compilato una lista di “invitati” che comprendeva braccianti, madri “non regolari”, bambini che hanno varcato la frontiera senza permesso e ora aspettano i genitori, per domani o fra anni. E poi ha parlato all’Onu, il giorno dopo averli avuti tutti a Washington. Là al Congresso riunito, qui all’Assemblea Generale. Al mondo dopo che all’America. E ha potuto essere ad un tempo più franco con gli americani e più riguardoso con i rappresentanti del “mondo”. Agli elettori dopo che agli eletti. Proprio nel momento in cui l’America lotta con le risposte da dare allo stesso traumatico interrogativo in cui si dibatte l’Europa, sintetizzato da una crisi di tipo europeo, di numero a causa dell’afflusso dall’America Latina per loro e da noi per il Mediterraneo e i Balcani, sotto un’“onda” e nello stesso tempo senza precedenti. I cattolici immigrati negli Stati Uniti sono il 22 per cento della popolazione adulta, ma il 31 per cento dei deputati e senatori, hanno per la prima volta un vicepresidente cattolico, Joe Biden. Dei sedici aspiranti repubblicani alla Casa Bianca, ben sei sono cattolici, dei nove scanni nella Corte Suprema, ne occupano i due terzi, sei su nove. Politicamente i cattolici sono divisi come gli altri: soprattutto repubblicani quelli di origine europea, sempre più democratici quelli che vengono dall’America Latina. Come i colleghi di altra lingua e ceppo sono stati molto attenti a quel che diceva questo visitatore, traendone indicazioni, lezioni e conseguenze. Alcuni hanno trovato il Papa troppo generoso, non abbastanza severo in campo “morale”, quelli in parentela certamente europea non hanno gradito troppo proprio il calore di Francesco, soprattutto quando egli esponeva appassionatamente il proprio “no” alla pena di morte. Aveva appena fatto lo stesso a proposito dell’ergastolo e a molti ascoltatori era parso troppo caloroso. Consensi maggiori, invece, per la chiarezza e il calore del Papa nell’affrontare temi di “costume”, dal “diritto alla vita”, all’aborto.
Nel complesso parecchi hanno trovato l’“oratore” “troppo di sinistra”, il contrario quasi esatto che nelle reazioni di quell’altra metà dei cattolici, a New York o a Washington. Le critiche si sono concentrate soprattutto sull’eccessivo “calore”, lamentato da taluni, nei colloqui del Papa con esponenti governativi dell’America Latina, l’impegno, giudicato eccessivo, nella mediazione del Papa tra gli Stati Uniti e Cuba, nel trattamento “troppo generoso” e “caloroso” con i “fautori” di iniziative che hanno contribuito alla rimarchevole “ripresa rossa” dell’America Centrale e meridionale. Contrasti in proposito si erano aperti da giorni in seno al Partito repubblicano, anche a proposito del trattato con l’Iran e, più recentemente, nelle trattative in corso con la Russia che potrebbero avere riaperto il gioco diplomatico militare. Il dissidio è degenerato in scontro ed è culminato quasi all’ultima ora nelle dimissioni di John Boehner, leader della maggioranza repubblicana in Senato, che stavolta ha dovuto riconoscere la propria “incompatibilità con estremisti” che egli ha identificato con i colleghi legati in un modo o nell’altro al movimento del Tea Party, fautori della strategia di opposizione totale e preventiva di ogni iniziativa del presidente Obama, con qualunque mezzo, dall’ostruzionismo, alle “rappresaglie” che più volte hanno paralizzato l’attività di governo per settimane o più di fila. Una prova di più che Papa Francesco in America è stato proprio ascoltato.

Questo Papa comunista e anticattolico (secondo alcuni)


"Come cattolica devo seguire quello che dice e fa questo Papa", mi dice Maria una carissima amica che conosco a Roma da tanti anni.

"Pero' ci sono tante cose che non mi convincono: per esempio avere modificato le procedure della Sacra Rota.  Oggi tutti possono andare dal vescovo e farsi annullare il matrimonio. Mentre  prima con il fatto che dovevano pagare tanto ci pensavano sopra due volte. Quanto ai ricchi hannno sempre avuto la possibilita' di sciogliere i vincoli con i loro soldi."

"Poi, aggiunge la signora mentre il cameriere filippino serve una macedonia con gelato, questa difesa ad oltranza degli immigrati che ci portano solo delinquenza e malattie....Vuoi scommettere che tra poco avremo anche l'aborto perdonato e concesso?"

"Troppo liberale questo Papa", afferma il mio anziano parroco ora ritiratosi in pensione. "I gay, la comunione ai divorziati...Ma dove andiamo a finire? Tu non consideri la confusione che serpeggia ormai tra i credenti."

"Ma ti rendi conto della pericolosita' di questo Francesco, se non lo fermano per tempo?"
Parla un conoscente da sempre intimo di cardinali e inserito nei meandri organizzativi della Curia.

"Prima favorisce quel delinquente di Fidel Castro, lo va a trovare e quello non e' che si commuova piu' di tanto anche se e' piu' di la' che di qua. Poi pronuncia un discorso politico al Congresso americano infilandosi nella polemica sulla pena di morte e le industrie delle armi, un gesto che non ha fatto per niente piacere a tanta parte dei repubblicani. E le accuse di avere fatto campagna per i democratici non sono fondate in aria..."

Papa Francesco segui l'esempio del divino Poeta: " Non ti curar di loro, ma guarda e passa.""
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Caro Oscar,
rispondo a volta di corriere, come si diceva quando c'erano carrozze e cavalli.
Ad un recente Congresso Internazionale di Archeologia in Spagna:
http://cesmap.it/ifrao-international-federation-rock-art-organizations-world-congress-caceres-spain-30-august-4-september-2015/
a tavola, anche con studiosi argentini, abbiamo tirato in ballo Papa Francesco. E' unanime tra gli studiosi e gli intellettuali l'apprezzamento per la personalità alta, diretta e diritta di questo Pontefice, il quale porta bene il suo nome Pontifex, quello dei sacerdoti romani che presiedevano alla costruzione dei ponti. Il significato di Pontefice è appunto quello di unire le opposte rive, la congiunzione degli opposti, cucire le ferite. Chi ha visto nella stretta di mano con Fidel una blasfemia non si accorge che il mondo sta cambiando rapidamente e che le vecchie categorie di comunisti e liberali sono tramontate. Chi rimpiange i bei tempi andati fa parte di quella categoria di egoisti sfrenati che ci ha portati agli scandali e ruberie della grandi banche internazionle, ai trucchi per guadagnare e truffare ad esempio 11 milioni di persone col CO2, ecc. ecc. e tutto ciò perchè chiusi nelle loro scatole dorate da "caviar chic" con gli sceriffi armati fino ai denti attorno ai loro fortini, eremi che vogliono preservare, sulla pelle di miliardi di persone che, nel mondo, soffrono per la guerra, la fame, le malattie, con i bambini che muoiono d'inedia e di dissenteria.
Per fortuna questa genia pestifera è progressivamente in via di riduzione (e speriamo di estinzione, essendo fuori epoca come i dinosauri).
Ef allora ben venga un Papa che abbatte le barriere, pur restando fedele alla sua ortodossia, e parla con i comunisti, con i liberali, con i democratici e forse anche con i massoni le cui Logge non sono le sinagoghe di satana, ma officine di etica e di morale.
Dario Seglie, Torino, Italy

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Cosa vuoi? I cretini sono sempre con noi. Francesca Gamondi
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Ciao Oscar,
ho letto il tuo ultimo blog sul Papa.
T seguo sempre con intersse, e simpatia.

Questa volta ricambio mandandoti un blog che ho scritto io sul Papa e gli atei:

Ciao,
buon lavoro
Anna Guaita
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Egregio Dr. Oscar Bartoli,

leggendo buona parte di questi commenti buonisti sul Papa Francesco mi sembra la fiera dell'ipocrisia. 
Dato che Pontefice significa "costruttore di ponti", suggerisca a Francesco 
di andare a costruire ponti in Siria dove i cristiani continuano ad essere massacrati e 
in Arabia Saudita che finanzia l'ISIS con miliardi di dollari.
In quanto al comunismo in Europa non soltanto non è decaduto ma si è travestito
da capi di governo come Renzi, la Merkel, Hollande, Tsipras, che sono ancora peggio del vecchio leninismo e marxismo che si sapeva bene da che parte stavano. 
Questo congresso americano prima con Fidel Castro, ora con Obama e le Nazioni Unite è semplicemente vergognoso. Sono anni che cambiano i papi e i governanti "proclamatori di pace e aiuto ai poveri".  È preferibile che tacciano, più aumentano le loro conferenze su questi temi più aumentano la povertà e le guerre. 
E qui non dico alleluia ! 

Rtn. Prof. Giuseppe Savazzi-PHF
giuseppesavazzi.com
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Caro Oscar,

non seguo alcuna religione anche se credo in cio' che i Fratelli Lakota chiamano il Grande Mistero, non sono partitico, la mia politica tende ad essere quella del buon senso. 


L'unico appunto che gli si puo' fare ancora, nonostante una buona prova di cambiamento, ma lo farei alla/e  chiesa/e, e' la mancanza di coerenza, cioe' di vivere come il Cristo ed il Francesco di Assisi. Inoltre Cristo era uno, le chiese cristiane sono una pletora, ma di cio' non si fa mea culpa.
Inoltre le bolle papali emesse fra il 1400 e 1500, che hanno creato la Doctrine of Discovery, non sono state ancora abolite ed i miei fratelli indiani fanno notare che su questa dottrina sono incentrate tutt'ora molte leggi e comportamenti delle nazioni americane, non solo USA. Minoranze mai tenute in alto rispetto, visto che loro erano i veri proprietari.

Per quanto riguarda la Volkswagen, non solo una rondine non fa primavera, ma e' anche un boomerang per noi Italiani, purtroppo. Speriamo che non vengano fuori sorprese con la 500 e la Renegade a meno che sia cambiata l'attitudine della FIAT degli anni '70, ricordi? FIAT: Fix It Again Tony! 

Per non citare che il danno permanente che ho avuto con una NISSAN difettosa e' ancora da chiudere dopo piu' di 20 anni, le ragioni? Non godo di appoggi e di denaro per oliare. Un altro connazionale che ebbe un incidente eguale al mio con lo stesso tipo di vettura ha vinto nell'arco di 10 anni, io sono alla seconda Cassazione perche' non mollo ai corrotti ed a coloro che sanno come sfruttare le carenze del sistema giudiziario italiano.

Un mio vecchio dipendente un giorno mi disse nell'aeroporto di Treviso nel 1962: Ah tene', qui minimo minimo c'hanno la rogna e lei si preoccupa di questo?

Con molti cordiali saluti,

Armando Stavole, Ret. Col.
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Grazie per la Sua mail, ma tengo a comunicarLe che ricevo e leggo volentieri la Sua letter from Washington.
I miei complimenti.
Cordialmente.
Enzo Palumbo