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Banche, ritorno al retail




Celine25,Via Montenapoleone | Via Montenapoleone Milano

Guido Colomba

Ritorno al retail? Dopo la grande abbuffata di questi ultimi anni grazie ai tassi prossimi allo zero (a beneficiarne soprattutto le investment bank), si ritorna al vecchio modello più vicino al territorio e più rivolto a soddisfare il cliente. Con quali conseguenze? C'è una sintonia nuova. La manovra del governo Renzi va proprio in questa direzione ed accresce il ruolo delle aziende di credito a favore degli investimenti. Specie per le infrastrutture del Sud (7 miliardi su 11 previsti). Due cifre su tutti. Lo sgravio IMU-Tasi vale un decimo (3,5 miliardi) dell'intera manovra (il boom dei mutui, +81%, è un vero cardiotonico per l'intera filiera che ha perso 600 mila posti di lavoro in sette anni). Il rimanente 90 per cento riguarda le riduzioni fiscali e il Jobs Act che valgono 35 miliardi. Ce ne dà atto lo stesso "The Economist" che nel passato non ha lesinato critiche anche le più aspre. Del resto stanno migliorando due indicatori chiave sulla salute delle imprese: sono in calo i fallimenti e le chiusure volontarie mentre persino i crediti si riscuotono con minore difficoltà. La voglia di intraprendere è visibile nel numero delle start up. Vi è un nuovo filone di ricchezza. Quello del passaggio tra generazioni. Ogni anno vi sono 80 mila imprenditori che debbono affrontare questa sfida. Sta di fatto che il private banking nei primi sei mesi è salito del 3,7% nonostante le incertezze dei mercati finanziari. Per le banche italiane si spalanca il capitolo dei servizi on line (l'home banking è stata la premessa di tutto ciò). Grazie a internet, le aziende di credito divengono dei "multiservice" che offrono di tutto. Significativa la protesta degli agenti immobiliari preoccupati per il ruolo di "intermediari della casa" assunto già da alcune grandi banche. Gli indicatori Istat misurano un crescente ritorno dei consumi e della fiducia. Una situazione che fa ripartire l'Italia high tech (+1,5% nel primo semestre). Ed è questo il territorio più interessante del nuovo modello bancario. Il prossimo anno si potrà contare meno sulla domanda estera vista la crisi dei paesi emergenti. Il retail, rivolto alle famiglie e alle Pmi, è divenuto una necessità irrinunciabile. Tuttavia, per le banche vi è un problema di regole comuni tra le due sponde dell'Atlantico. L'Europa sembra pagare la debolezza politica della gestione Merkel. La quota di mercato delle "top five Usa" è salita dal 48% del 2009 all'attuale 59%. Nello stesso periodo le banche europee hanno fatto il cammino inverso scendendo dal 35% al 31%. Una contrazione globale che potrebbe indebolire il ruolo di finanziamento dei debiti pubblici continentali. La verità è che l'eccesso di regolamentazione non ha risolto i problemi alla base della crisi esplosa nel 2008 con il crack Lehman Brothers. Non a caso le stesse grandi banche mondiali stanno ridimensionando gli eccessi nelle attività finanziarie più spinte (le difficoltà di Deutsche Bank sono un campanello d'allarme per tutte le banche impegnate nelle operazioni a leva sui derivati). Dunque, il contesto competitivo è cambiato e, per i prossimi anni, il ritorno ai consumi rappresenta il nuovo territorio di caccia con i relativi vantaggi di un manifatturiero in rinnovata espansione dove la consulenza e l'innovazione giocano un ruolo decisivo.