Translate

Parigi: la valanga si e' messa in moto

 Parigi, il giorno dopo gli attentati: fiori, scientifica e oggetti smarriti
I media americani hanno dato grande risalto a una telefonata di Papa Bergoglio con Tv2000, la televisione della Conferenza episcopale italiana, secondo cui questi attacchi fanno parte della terza guerra mondiale.

Un'affermazione di elementare semplicita' che il Pontefice ha voluto dare per richiamare l'attenzione della gente assopita nel ricorrente "Finche' succede agli altri, per me va bene..".

I 129 morti (fino ad ora) e gli oltre trecento feriti, tra i quali molti in gravi condizioni, sono un attacco al cuore della civilta' occidentale e la conferma che la valanga di una catastrofe mondiale ha cominciato a muoversi.

Parigi insegna alcune ovvieta':

i servizi segreti francesi non hanno fallito. Semplicemente non sono stati in grado di fare fronte alla organizzazione delle cellule ISIS cosi' come l'intelligence americana fu presa di contropiede dall'11 settembre 2001.

Se come sembra sono bastati otto terroristi votati al martirio per scatenare in sei punti della capitale francese il caos totale questo significa che la reazione al fondamentalismo religioso non puo' che essere incerta e senza risultati.

Domanda: come hanno fatto a comunicare tra loro i membri dell'organizzazione terroristica? Certo non in maniera digitale. Forse riscoprendo la tradizionale posta o lasciando messaggi in punti anonimi.

Il presidente francese ha annunciato dure ritorsioni contro ISIS che si risolveranno certamente in una intensificazione dei bombardamenti con il coinvolgimento di donne e bambini spesso usati come scudi strategici.

La valanga ormai si muove e non si sa dove potra' andare a finire.

Nella instabile coalizione antiterrorismo con Usa, Francia, Inghilterra, Russia, non e' chiaro quale ruolo andra' a giocare l'Iran schiita unica vera fortezza contro il fondamentalismo sunnita.

Da anni si parla negli ambenti diplomatici di Washington della conflagrazione prossima ventura tra le due componenti del mondo musulmano.

Ma si pensava in maniera sorniona che fosse un problema che riguardava solo i due eterni rivali all'interno dell'Islam dei quali uno, i sunniti, decisamente piu' numeroso come adepti a livello planetario.

Il conflitto riguarda ormai ogni stato europeo e l'America dove la componente musulmana e' forte di milioni di individui.

In piu' c'e' voglia di scontro e di guerra tra le giovani generazioni non solo musulmane che vogliono sfogare in qualche modo l'eccesso di energie e la mancanza di prospettive per il proprio futuro.

La guerra mondiale e' una livella che alla fine del suo parossismo velleitario lascia sul terreno centinaia di milioni di vittime innocenti come hanno dimostrato il primo ed il secondo conflitto mondiale.

E sulle ceneri di un'umanita' agonizzante si ricostruiscono business e ricchezze.

Questa volta, pero', bisogna tenere conto della componente nucleare. E qualcuno gia' sta facendo calcoli approssimativi.
_____________________________________________________

"Je suis un parisien" avrebbe detto oggi John Fitzgerald Kennedy, come aveva detto in visita a Berlino Ovest "Ich bin ein Berliner" il 26 Giugno del 1963 l'allora presidente degli Stati Uniti.

Come tutti abbiamo detto "Je suis Charlie" dopo l'eccidio al giornale Charlie Hebdo di Parigi, Gennaio 2015, oggi siamo tutti francesi: Liberté - Égalité - Fraternité. I sacri principi del 1789 scolpiti sui frontoni di tutti i Municipi di Francia, della Francia laica e illuminista, della Patria di Voltaire autore del Dizionario della Tolleranza e massimo esponente del Libero Pensiero.

Tu dici, caro Oscar, "Parigi: la valanga si è messa in moto"; il terrore dilaga ed il fanatismo aumenta i suoi martiri e fa stragi di quelli che chiama infedeli al grido di "Allah Akbar", Dio è Grande ! La Terza Guerra Mondiale, un conflitto asimmetrico e globale, come dice Papa Francesco è in atto. I Servizi di Sicurezza dell'Occidente non sono in grado di prevenire, ma sono i Governi dei Paesi democratici che non prendono provvedimenti efficaci perchè restano ingabbiati in logiche di potere nazionale e partitico. La valanga terrorista si combatte solo in modo globale e coeso, mettendo al bando i signori della guerra il cui unico valore è quello di accumulare ricchezze materiali a costo di milioni di morti ammazzati. La Società delle Nazioni era naufragata con la Seconda Guerra Mondiale; l'UNO - ONU naufragherà con la Terza Guerra Mondiale, quella in corso ? I Caschi Blu resteranno chiusi nelle loro caserme ? La via di uscita dallo stallo esiste ed è ben tracciata: "Unione e Tolleranza", anziché il vecchissimo e usatissimo "Divide et Impera" di Giulio Cesare; prevarrà la volontà di perseguire il bene ed il progresso generale per l'Umanità, o gli egoismi continueranno a prevalere, vietando cieli blu per i nostri figli e per i figli dei nostri figli ?

Dario Seglie
Torino, Italy

____________________________________________________
 
Remo Granati (Roma)
 

Luigi Mascheroni Per molti intellettuali il problema è sempre «un altro». E anche ieri, dopo i fatti di Parigi, molti uomini di pensiero, di scienza e di politica hanno confermato il luogo comune. Micidiale peraltro, perché sfiora il «giustificazionismo» ideologico.Umberto Veronesi, la cui autorevolezza in campo medico non è pari alla lucidità in campo geopolitico, mentre non era ancora terminata la conta dei morti, ha dichiarato che «occorre da parte nostra uno sforzo pacificatore, e siamo proprio noi come Occidente a doverlo fare. Serve dialogo e tolleranza religiosa. L'Is va ascoltato, e le sue ragioni comprese, perché come altre minoranze in Europa e nel mondo chiede una propria patria». Insomma, l'anti-islamismo è più grave e pericoloso dell'estremismo islamico. Insomma, l'Islam è una religione pacifica nella sua essenza, ed è l'Occidente che deve fermare la mano. Insomma, il problema non è la carneficina di Parigi, il problema è «un altro», è l'Occidente che non fa lo sforzo di capire e non sa integrare i musulmani.Poi c'è il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, per il quale la vera urgenza, ha detto ieri, è «l'appello strumentale delle destre xenofobe che vogliono far passare un messaggio d'odio per fini elettorali e propagandistici». Insomma, il problema non sono gli oltre cento assassinati a Parigi, ma i politici che possono guadagnare consenso sull'onda emotiva della carneficina. Insomma, il problema non sono i massacratori, è un «altro»: sono gli «sciacalli» che denunciano la macelleria islamica. Poi ci sono tutti quelli - dal presidente Mattarella all'ultimo del «radical like» - che preferiscono parlare genericamente di «terroristi», che fa più corretto, e non invece - come tragicamente è - di jihadisti islamici. Insomma, il problema non sono i kalashnikov e i kamikaze, ma le parole di Salvini o i titoli dei giornali di destra. Il problema non sono le esecuzioni capitali, ma le opinioni forti.E poi ci sono i pacifondai come Gino Strada (un tempo capo servizio d'ordine del Movimento Studentesco alla Statale di Milano, soprannome «Lenin» e oggi medico di Emergency), per il quale il problema non è la guerra che ci ha dichiarato l'Is, ma la risposta dell'Occidente sotto attacco. Ieri ha detto: «L'unico modo per far finire la violenza è smettere di usarla». Che è esattamente il contrario. Se alla guerra nazista si fosse risposto con la pace e non con una guerra anche peggiore, il problema, da parecchio tempo, per Gino Strada e per noi, sarebbe davvero «un altro». Il prof, Gino Strada e Pisapia: ​il problema è sempre "un altro"
________________________________________________________________



Grazie per la lucida e profonda analisi di questi eventi tanto dolorosi .
                       Anna Maria Rossi


__________________________________________________________

Non si può che condividere quanto scritto da Oscar Bartoli. Bisogna essere consci che lì dove si pratica la democrazia vi sono inevitabilmente falle. Il mondo occidentale, anche se non sempre ci riesce, cerca di dialogare, quantomeno porre il problema, sia che si parli di politica, sia che si parli di religione. Se mi è consentito la fede democratica è la tolleranza. Di fronte all'intolleranza di chi o di quel popolo che pone al centro della regola dello stato un libro sacro come il Corano e una visione della vita strettamente teologica non vi è nessuna possibilità di mediazione, se non un contrasto netto senza se e senza ma. Quindi qualsiasi stato democratico che ha la fiducia del dialogo è inevitabilmente facile preda del fondamentalismo. Va aggiunto che ci troviamo di fronte a individui che cercano la morte, mentre il mondo che viviamo è tutto intento alla nascita e alla rinascita.
Leonardo Di Cosmo (Siena)