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Washington: la Messa in onore dei caduti e dei prigionieri di guerra italiani

 Rich in Family

La Messa in onore dei caduti e dei prigionieri di guerra italiani tenuta alla Chiesa Italiana di Washington ha commosso le centinaia di connazionali che hanno affollato la navata.

Il rito e' stato cadenzato dal coro, dagli interventi dal pulpito, a cominciare da quello di Monsignor Erbi della Nunziatura, dall'organo suonato da Maria Marigliano e dalla tromba di Todd Taylor.

Al di la' della incontenibile commozione che prende noi italiani residenti all'estero quando cantiamo l'inno nazionale, quello che ha stupito e' stato il livello di organizzazione che i militari delle diverse armi hanno dato alla cerimonia. Si sentiva la mano del nuovo responsabile Generale Luca Goretti, addetto per la Difesa presso l'Ambasciata e dello stesso Ambasciatore Claudio Bisogniero che e' stato molto efficace nel ricordare il sacrificio di tanti italiani e italiane in uniforme nelle varie guerre in cui l'Italia si e' trovata impelagata.

Mentre gli archi della chiesa italiana riflettevano le struggenti note del 'silenzio' suonato dala tromba di Tedd Taylor al vostro redattore e' tornata in mente la storia di Sergio.

Aveva neanche diciotto anni. Sergio si imbranco' in un gruppo di giovani fascisti lasciando nella disperazione i genitori che da liberali in quel movimento politico proprio non credevano.

Frequenti gli scontri e le incursioni a Firenze contro socialisti e comunisti. Una mattina chiamarono la madre dall'Ospedale di Santa Maria Nuova perche' il figlio si era beccato una rivoltellata in una mano per fortuna senza gravi conseguenze.

Sergio ando' sotto le armi in cavalleria dove si distinse nella famosa scuola equestre di Pinerolo. Era richiesto nei piu' importanti concorsi ippici a ostacoli.

Poi la guerra. Dalla cavalleria Sergio viene passato ai mezzi corazzati e mandato in Africa orientale. La sua nave e' silurata e Sergio si salva su una scialuppa assistendo il suo caro amico e commilitone che gli muore tra le braccia.

Un giorno lo informano che suo figlio ha cantato e inciso negli studi EIAR di Firenze la canzone di guerra "Caro Papa ti scrivo e la mia mano...".
 Chiede un permesso, salta sulla moto e fa duecento chilometri su una pista nel deserto per raggiungere la postazione radio per l'esercito. Arrivato gli dicono che nulla funziona perche' manca un pezzo che non non hanno mandato dall'Italia.

Sotto il bombardamento degli aerei inglesi, Sergio ed i suoi commilitoni provano a riempire di benzina i serbatoi delle autoblindo. Ma le taniche sigillate arrivate dall'Italia al posto della benzina avevano solo acqua fangosa. Quando poi hanno cercato di mettere qualcosa nello stomaco e hanno aperto le scatolette di carne, anch'esse sigillate, al posto del cibo c'era sabbia e terra.

Sergio e' stato fatto prigioniero dagli inglesi, poi dai francesi ed infine dagli americani. Ha rischiato di morire perche' per lavare i prigionieri venivano usate le pompe antincendio sulle navi e chi si trovava a ridosso del getto rischiava di essere sventrato dalla potenza dell'acqua. Quanto ai francesi ricordava la marcia nel deserto nella quale i prigionieri dovevano raccogliere pietre. E chi cadeva veniva colpito con le baionette.

Sei anni di prigionia e gli ultimi due in un campo di criminali nel Texas. Sapete perche'? Sergio si era rifiutato di rinnegare il giuramento che come ufficiale aveva fatto al re e a Mussolini.  In quella struttura venivano messi quei soldati che si erano macchiati di delitti e i non collaborazionisti.

Alla fine Sergio viene rimpatriato, ma la sua vita e' distrutta, non riesce a reintegrarsi in quell'Italia che cercava di rinascere dalle rovine della Seconda Guerra Mondiale.

Ma soprattutto non riusciva a capire dove aveva sbagliato, se aveva sbagliato e perche' tanti sogni e tanta energia fisica e morale erano stati travolti dalla cronaca. Sergio capiva che avrebbe dovuto rinnegare tutto per tempo e ne avrebbe avuto vantaggio. Ma era stato piu' forte di lui.

Sergio, professione: ufficiale di cavalleria e prigioniero di guerra.

Mio Padre.
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Carissimo Oscar,

anch’io questa mattina ho assistito in Santa Croce alla Messa per i caduti  delle nostre Forze Armate,  insieme agli amici dell’Associazione Arma Aeronautica di Firenze… leggo e condivido  la vicenda di Sergio e  credo di comprenderne
lo spirito ….e l’amarezza… ha fatto quello che riteneva giusto per il suo paese generosamente  e va per questo ricordato e ringraziato…davvero un bel soldato… la sua testimonianza è preziosa e molti dei nostri giovani dovrebbero  leggerla e trarne un autentico  insegnamento…il figlio può essere orgoglioso di questo suo  padre….

Un caro saluto da Firenze!!

Maurizio Maggini
Ten. in congedo Aeronautica Militare