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La crisi politica della Germania

Guido Colomba
 

La crisi politica della Germania è venuta allo scoperto tanto da costringere Mario Draghi alla protesta formale: "La Bce indipendente non obbedisce ai politici. Lavora per l'eurozona non per la Germania". Fallita la politica dell'austerity, cresce anche in Germania il malumore della middle class che, scopre l'inganno. I tassi di interesse negativi rappresentano una imposta nascosta sui risparmi. Ed ora la cancelliera Merkel si preoccupa per il calo dei consensi ed ha delegato il ministro Schauble ad attaccare Draghi proprio sui tassi negativi. Nel frattempo non ha esitato nel tentativo di mettere sotto scacco l'Italia con quattro mosse consecutive tramite Bruxelles. (1) La prima è il bail-in, che come si è visto, fa pagare le crisi (aggravandole) agli stessi clienti delle banche. (2) Quindi, ha impedito al fondo bancario di intervenire nel novembre scorso a sostegno delle banche italiane (3,5 miliardi) con il risultato di far valutare gli NPL al 17,8% un parametro che ha seminato il panico in tutto il sistema bancario italiano afflitto da oltre 200 miliardi (85 netti) di crediti deteriorati. Del tutto ignorati gli aiuti, ben superiori, che l'Italia ha versato (54 miliardi di euro) nel triennio 2011-2014 per i vari salvataggi europei. Di qui le proteste della Banca d'Italia. (3) Terzo. Berlino, non solo ha bloccato, nel quadro dell' Unione bancaria, la creazione di un fondo di garanzia europeo a tutela dei depositanti per le crisi bancarie ma ha sollecitato ("Dauville rule"), con il solito alleato olandese, un tetto agli acquisti di titoli di Stato insieme a parametri patrimoniali ponderati sugli stessi. Fine del "risk free". Le banche italiane ne posseggono oltre 455 miliardi (11,4% del total asset). Il Tesoro ne emette, per rinnovi e scadenze, oltre 400 miliardi all'anno. Una regola del genere, se attuata, decreterebbe il fallimento di fatto dell'Italia. E' come spararsi sui piedi. (4) Quarto. La Deutsche Bank è sotto tiro poiché possiede derivati subordinati per oltre 75 miliardi di euro. Se il loro valore scendesse solo del 4%, annullerebbe tutto il patrimonio netto tangibile del colosso bancario tedesco. Si da il caso che la stessa banca teutonica fornisca la propria "stima" di questi derivati ai fini del patrimonio di vigilanza. Il caso MPS dimostra la fortissima rischiosità di questi derivati. Ebbene la Germania è riuscita a far rinviare il tentativo della Commissione europea di introdurre nuove regole finalizzate a chiarire il valore reale dei derivati (così come fu fatto dalla Fed nel 2008). Dunque, emerge un comportamento del governo tedesco che sconfessa la fama di paese "virtuoso" attento al futuro dell'Europa. Anche il rapido reperimento di risorse europee (sei miliardi) a favore della Turchia per la crisi dei migranti stride con l'indifferenza verso gli appelli lanciati in questi anni dall'Italia. Ecco perchè la politica governativa di Matteo Renzi è ora apprezzata sempre di più per la coerenza manifestata non solo in termini di politica della crescita (insieme al piano italiano per i migranti ben accolto da Bruxelles) ma anche per la volontà di fronteggiare la crisi mondiale della globalizzazione con accordi multilaterali (re:assemblea Onu). Un tema molto caro a Obama che è andato a Londra per perorare la causa della permanenza britannica nella Unione europea smentendo così un presunto antagonismo americano. Sul piano interno il varo del "Fondo Atlante" per assorbire i crediti deteriorati (NPL) rappresenta il punto di svolta per contrastare questa situazione anche in termini di politica industriale. Tra i crediti deteriorati vi sono 88 miliardi erogati a imprese di medie dimensioni, molte industrialmente sane, il cui rilancio è decisamente appetibile per i fondi di investimento specializzati.