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Italia, risparmio e gestori



Guido Colomba 
 
Le incertezze di fondo hanno mutato nel 2015 le scelte degli investitori. In Italia, con una raccolta istituzionale di 113 miliardi, gli investitori hanno optato per i fondi flessibili e bilanciati riducendo fortemente la presenza nei fondi obbligazionari. La crisi del petrolio ha giocato un ruolo inportante a tal punto che gli Stati del Golfo sono andati sul mercato a far cassa con massicce emissioni obbligazionarie approfittando dei tassi bassissimi. Nel complesso i fondi sovrani sono gestori di patrimoni nella misura del 10% del Pil mondiale per un totale di 7168 miliardi di dollari. Un dato che rende quanto mai attuale la loro "best practice e governance" in un orizzonte di potenziali rischi sistemici. La fuga dal rischio e la ricerca di rendimenti spiega la volatilità elevata del mercato. Negli ultimi anni i fondi hedge hanno faticato a battere il mercato come avveniva nel passato. La scommessa sull'azionario europeo è fallita. Ciò vale anche per l'Italia (meno 17,5% da inizio anno contro il +1,94% del Dow Jones). Per il piccolo risparmiatore le scelte sono ancora più difficili. Lo testimoniano i dati (re: Global Consumer Pulse Research) sulla "switching economy" dove gli "insoddisfatti", in continuo aumento in Italia, sono pari al 65% ed esprimono un valore potenziale di 250 miliardi. Per l'industria del risparmio gestito le sfide in termini di "best practice" aumentano. Sotto esame sono i costi di negoziazione relativi al turnover nel portafoglio del fondo. L'indipendenza dei gestori è fondamentale visto che i "Fondi attivi", secondo la nota indagine americana, salvo poche eccezioni, non riescono a battere il mercato valorizzando implicitamente i Fondi passivi come gli ETF dai costi decisamente più bassi. Anche l'Esma, l'autorità di controllo europea presieduta da Enria, è intervenuta sui bond bancari per garantire ai risparmiatori piena trasparenza sulla rischiosità dei prodotti collocati. A sua volta la Banca d'Italia ha messo sotto osservazione costante i fondi immobiliari "che sono stati sollecitati a verificare la correttezza delle modalità di calcolo delle commissioni di gestione a tutela degli investitori e a presidio dei rischi legali e reputazionali". Le perdite per i sosttoscrittori sono state pesantissime complice la grave crisi immobiliare degli ultimi anni. Il 20 maggio scorso il fondo hedge Elliot Associates ha lanciato una Opa totalitaria su quattro fondi immobiliari quotati a Piazza Affari (Polis, Mediolanum Real Estate, Bnl Immobiliare Dinamico e Alpha) mettendo sul piatto 560 milioni di euro pari ad uno sconto medio del 42% (range compreso tra il 32% e il 65%). Un altro fondo hedge, York Capital Management Global Advisor, il 31 maggio ha annunciato una Opa sul 60% delle quote del fondo Delta con un premio dell'11,3% sulla quotazione del giorno prima ma a sconto del 40% rispetto al Nav (valore contabile degli asset). Dunque, il "mattone" italiano attira molto ma mette a nudo una regolamentazione del settore punitiva verso gli investitori retail. Al contrario, sono andate bene in Italia le gestioni patrimoniali con una raccolta netta passata da 25 a 43 miliardi di euro "principalmente - scrive Bankitalia - a causa dei maggiori flussi provenienti dalle compagnie assicurative e dalle famiglie". Una analisi che rafforza le valutazioni positive di Palazzo Koch sui dati organizzativi delle società di gestione. Resta il dato di fondo. Quale strategia adottare nel secondo semestre del 2016? E' evidente che occorre individuare (e in fretta) qualche nuova tecnica di investimento selettivo. Vincono le logiche "contrarian" e "neutral approach".