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La nostra Turchia dopo il colpo di stato.

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Era il 1981, un anno esatto dopo il terzo colpo di stato in Turchia.
Innamorati del nostro camper, che ci consentiva di scoprire nuove realta', decidemmo di recarci in Turchia, via terra.
Gli amici e i nemici ci sconsigliavano di andare in quel paese perche' sicuramente avrebbero violentato mia moglie, bionda e molto bella. I due ragazzi, Max e Marco, avrebbero fatto una brutta fine secondo il noto detto: "Mamma, li turchi".
Siamo arrivati a Istanbul via Yugoslavia e poi Macedonia greca.
Abbiamo parcheggiato dietro la Moschea Blue. In ogni strada una coppia di militari che spesso si tenevano per mano quando erano di pattuglia.
Abbiamo proseguito il nostro viaggio fermandoci a Troia, Efeso, Pamukkale (immergendoci nelle acque delle sue bianche gradinate), Cappadocia e infine Ankara.
Abbiamo trovato solo gentilezza e grande spirito di ospitalita'.
Arrivati in un paesino sull'altopiano anatolico ci siamo accorti che ci mancava il pane. Ho detto a Max di andare con suo fratello a cercare li' intorno se c'era un negozio che lo vendesse.
Passano i minuti e con mia moglie cominciamo a impensierirci quando vediamo in fondo alla strada un compatto numero di persone guidate da un individuo di mezza eta' che teneva per mano i due ragazzi. Accanto a lui una donna portava su un cestello coperto di tele e fiori dei pezzi di schiacciata.
Quel signore era il sindaco e oltre al pane ci offri' il sale in segno di benvenuto.
Sulla via del ritorno verso l'Italia un pomeriggio ci siamo fermati accanto ad un gruppo di donne che lavoravano in un campo.
I colori delle sottane che indossavano incuriosivano mia moglie che e' una fashion designer. Franca si avvicino' alla piu' anziana delle donne che sembrava essere quella piu' autorevole.
Con la cinepresa riprendevo il dialogo a gesti tra le due donne. Ad un certo punto l'anziana visto l'interesse di Franca per la sua sottana se la tolse. Tanto ne aveva almeno altre quattro sotto.
L'incontro si e' concluso poi con una visita obbligata del gruppo all'interno del camper e distribuzione di cioccolatini e caramelle.
Non sappiamo come andra' a finire questo colpo di stato militare in Turchia. Nel momento in ci scriviamo siamo alle prime battute.
Certo che l'attuale presidente Erdoghan non e' persona che ispiri molta fiducia e tranquillita' tenendo conto delle sue strette relazioni e simpatie col mondo islamico.
Senza tenere conto della sua megalomania e del suo palazzo di duemila stanze. Ovviamente a spese del contribuente.




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Lasciamo perdere le stanze del suo palazzo, anche il nostro presidente italiano non scherza e non ha una posizione di responsabilita' come quello turco, ma l'occhiolino agli Imam, la falcidia ed umiliazione ai militari, legati al dettato di Kemal Ataturk e la porcheria di fornire armi all'ISIS con l'appoggio dei servizi segreti non ha fatto altro che creargli un forte partito contrario. Con l'estero e' stato sempre ondivago ed inaffidabile. Mi sa tanto che finitra' come in Egitto. A meno che lui non sia cosi' macchiavellico che abbia provocato il tutto per poi riuscire di fare una pulizia interna tale da dargli piu' potere.

Pace e bene
Armando 
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Caro Oscar,

sono bloccato all'aeroporto di Istanbul da oltre 12 ore per questo colpo di stato. Ero diretto a Kabul, dove tutti, a cominciare dal ministero esteri italiano, mi dicono di non andare perché pericoloso. Non potevo immaginare di incappare, in una terra così bella ed ospitale come la Turchia, come dice benissimo il post, molto godibile, in una notte di grande tensione. con maree ululanti di passeggeri in fuga isterica e precipitosa ad ogni scoppio di granata all'esterno.  Speriamo bene.

ciao, 
Catello
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Caro Oscar,
Come ricorderai dai tempi IRI, ho vissuto per la STET tra Atene ed Istanbul per ben tre anni (acquisto della licenza di operatore di radiomobile in Turchia: la "sbracata"IS-TIM. Licenza acquistata dai gloriosi Cavalieri di Razza Padana per 2.6 miliardi di $ e ceduta poi da Tronchetti Provera per 800 M $ all'operatore nazionale turco dopo quattro anni di fallimentare operatività). Ricordo di aver trovato un popolo molto gentile e laborioso, succube di una classe politica corrotta al punto che la ns. sembra da educandato.
Purtroppo le 26 etnie che popolano il paese hanno costretto nei secoli ad applicare la legge del taglione fino a quando Ataturk non laicizzò il paese. Poi è stato sempre un susseguirsi di colpi di stato, coi militari che saltuariamente riprendevano il comando del paese per riportare una legge militare di controllo sulle etnie. Adesso abbiamo il nuovo Paià. Con le sue elezioni truccate per ritornare al potere, il ripristino della legge coranica, la progressiva islamicizzazione del paese (Ataturk rimane soltanto come ricordo nelle effigi degli edifici pubblici), il favorire ISIS, il ricattare la ns. Europa con lo spettro dell'immigrazione, ci ha adesso fatto assistere al tragico teatrino di un golpe fasullo al fine di riprendere e rafforzare una leadership ondivaga. I Turchi sono un paese di forte tradizione militare, ove le varie armi (esercito, marina, aviazione) sono state sempre compatte nel nome (spesso abusato) del paese. Adesso assistiamo ad un'operetta dove Marina ed Aviazione non appoggiano il golpe, lo stesso esercito è non compatto. Allora? SE sono morti un paio di centinaia di persone e 2.500 militari sono arrestati, cosa importa al Sultano! Un piccolo olocausto per rafforzare una leadership di burro che disconosce l'eccidiodegli Armeni, le stragi dei Curdi e la soppressione della libertà di stampa coi diritti umani.
Povero Ataturk e povera Europa!
Un abbraccio
Aldo
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