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Come valorizzare il risparmio

Guido Colomba

 Gli effetti economici della proposta Juncker sono del tutto insufficienti per stimolare gli investimenti in Italia. Macron ha lanciato la stagione delle riforme e delle grandi ambizioni sostenute da gesti spettacolari tanto da regalare un cavallo dei corazzieri dell'Eliseo al leader cinese Xi Jinping. Cosa c'é nel carnet dell'Italia? Può trarre vantaggio dallo stallo politico tedesco dove emergono vistose crepe? Il problema è quello di fare una analisi sui potenziali costi e benefici di un'Europa a due velocità. Si tratta di bilanciare le spinte esterne con quelle interne tenuto conto che la capitalizzazione delle borse per la prima volta dal 2007 hasuperato il Pil mondiale (78mila miliardi di dollari) e che il credito al consumo è di nuovo a livelli di guardia. L'Italia è legata all'export dove per la prima volta ha superato i 450 miliardi e punta ai 500 miliardi entro il 2020. Ma l'orizzonte delle intese commerciali potrebbe mutare e l'Italia dovrà lottare per rimanere in prima fila mentre la politica migratoria riflette una spaccatura netta Est-Ovest sui ricollocamenti. Dunque luci ed ombre. Per rafforzare il ciclo economico (positivo il giudizio di Standard & Poor's) occorre puntare sugli investimenti interni. Gli italiani hanno il record nel possesso di asset, ben 4229 miliardi di euro, pari a due volte e mezzo il debito pubblico. Di qui l'appello ai partiti perché vengano favoriti gli investimenti nel Paese con nuove agevolazioni fiscali. La radiografia attuale fa emergere una situazione in netto contrasto con la realtà del risparmio in Italia. Il listino della Borsa di Milano (da dieci anni appartiene al London Stock Exchange) è nelle mani di soci esteri per quasi il 50%. Cresce al suo interno la presenza dei fondi. La quota dei Fondi Usa sulla capitalizzazione di borsa è pari al 21% per un totale di 132 miliardi con un aumento del 50% nell'ultimo anno. Black Rock, con 25 miliardi, è il maggior investitore estero. Al contrario, i risparmiatori italiani hanno perso il treno del rialzo in borsa (+19.15%). Pur disponendo di una enorme massa liquida hanno investito in titoli italiani appena 55 miliardi. Sull'altro fronte delle aziende, si scopre che, negli ultimi cinque anni, i canali alternativi (minibond, crowdfunding, Pir) hanno ottenuto risultati ancora più modesti con 36 miliardi (di cui dieci nel 2017). Un bilancio lillipuziano se confrontato con la raccolta del risparmio gestito pari, lo scorso anno, a oltre 100 miliardi di euro. Dall'incrocio dei dati disponibili appare evidente che gran parte della raccolta è andata a gonfiare gli investimenti esteri mentre solo una parte minima viene investita in azioni e bond di Pmi (quotate e non). Ed è continuata la fuga dall'obbligazionario. L'esposizione totale è scesa dai 410 miliardi a fine 2015 agli attuali 334,5 miliardi (-18,3%). Lo scandalo delle obbligazioni subordinate vendute dalle banche agli sportelli ha sicuramente aggravato la sfiducia dei risparmiatori non solo nei confronti del sistema bancario ma anche delle Authority come Consob e Banca d'Italia, dotate per legge di potere sanzionatorio e prescrittivo, che avrebbero dovuto garantire trasparenza e tutela. In realtà, l'inchiesta parlamentare sulle banche ha messo in evidenza i conflitti di potere, pressoché costanti, tra governi e "regolatori".