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Il futuro dell’America? Roma.


Alberto Pasolini Zanelli

Il futuro dell’America? Roma. Lo prevede una rispettata scrittrice politica degli Stati Uniti, a conclusione di un’approfondita immagine. Non è una promessa, bensì una via di mezzo tra una previsione e una sirena d’allarme. Ad azionarla è Anne Appelbaum dalle colonne della Washington Post a conclusione di una analisi delle possibili conseguenze dell’attuale fase critica dei rapporti fra l’America e i suoi amici europei. Un matrimonio che potrebbe finire in divorzio per colpa di entrambi gli sposi: l’America sedotta da Donald Trump e l’Europa impersonata da una classe politica ovunque in crisi.

Il tempo dell’amore che passa coincide con la metà degli anni del ventesimo del secolo: la luna di miele con la presidenza di RR, il regalo di nozze è l’abbattimento del Muro di Berlino, il crollo dell’Unione Sovietica, la morte del comunismo e la fine della Guerra Fredda. Mai l’America fu tanto felice, mai l’Europa così rilassata. Roma non ebbe mai tanti motivi di festeggiamento, mai fu tanto felice e l’Europa mai così rilassata. Non era stata direttamente minacciata come altre capitali nel simbolo di un momento tanto promettente nella storia d’Italia così lunga. Gli statisti di Washington si preparavano a godere delle Vacanze Romane, l’americano qualunque gli anni più gloriosi del suo impero.

Non è andata così. Non sta andando così. La crisi matrimoniale stava già per esplodere anche se per un bel po’ pochi la videro arrivare. Adesso sta già per cambiare, anche se per un bel po’ pochi la prevedevano. Una crisi molto grave era stata superata anche se non dimenticata, i cicli erano e sono contaminati dalle bufere interminabili nel Medio Oriente. Fino a poco non era più una commedia, anche se oggi non è ancora una calamità. Ma le bufere sono molte. Sono in cartello artisti drammatici di valore. Trump non ha perduto nulla della sua carica che molti ormai conoscono e stanno ispirando timore. Un controcanto di molti, alcuni dei quali debellati o quasi ma sempre più assetati di potere suscita o susciterebbe il dovere di rispondere per le rime. Il Congresso di Washington ha perduto i suoi tradizionali poteri di moderazione. Hanno smesso di provarci, sembra che più si lascia andare, più cresca la popolarità della Casa Bianca. Lui continua a scegliersi dei collaboratori soprattutto enumerando le loro qualità di intransigenti, nei confronti del nemico ma anche, sembra, dei tradizionali alleati. Più sono mordaci le critiche, più Donald ci guadagna in popolarità. L’opposizione ovviamente si oppone, ma soprattutto enumerando le avventure femminili del presidente, che però sembrano agevolarlo o almeno rifornirlo di notizie non fatte per distruggere il vigore di un uomo politico. Se accade, Trump sa rispondere per le rime.

Quanto agli alleati esterni sembravano fino a poco fa rassegnati ad accontentarsi di una vecchia battuta: “Con degli amici così, non c’è bisogno di cercarsi dei nemici”. Un giornale tedesco autorevole come lo Spiegel attrae i suoi lettori segnalando test di opinione pubblica dominati per due terzi dall’approvazione di una fase fino a poco fa inedita: “Resistenza contro l’America”. Molti giudicano Trump oggi più pericoloso di Putin e concordano, perfino nei Paesi dell’Europa del Nord, incoraggiati anche dalla congiuntura economica, per loro felice. Quanto agli americani potrebbe darsi che la coincidenza fra i malumori di casa e la sorprendente indicazione di un esempio da seguire potrebbe suscitare nei legislatori in riva al Potomac a una piacevole distrazione: “Prima di giudicare – potrebbero concludere – aspettiamo di sapere cosa succederà a Roma. Potrebbe essere davvero che laggiù ci sia il futuro dell’America”.